NOTE E COMMENTI 485 n1ente la propria ideologia dottrinale, al lume dei recenti e degli odierni avvenimenti, e approfondire lo studio dei problemi concreti, nazionali · ed internazionali, e delle loro soluzioni democratiche e socialiste»· Il guaio è solo che prima che la revisione si compia l'anima sindacale sarà riuscita ad avere ragione su quella politica del partito. Ad ogni modo occorrè attendere. Un insuccesso del < Sindacalismo fascista>. Se v'era una cosa nuova e interessante nel Fascismo era precisamente il cosidetto "sindacalismo integrale,,. Sottoponendo operai e datori di J a- • voro alla stessa organizzazione ai capi della quale sarebbero state in tal modo delegate la facoltà e l'autorità di regolare i rapporti ~ispettivi, arbitri al tempo stesso della condotta del capitale e del lavoro, il fascismo rivoluzionava addirittura i rapporti tra .le classi e piantava nella società rappresentata dallo Stato italiano le basi di un diritto nuovo di cui i comunisti per i primi avrebbero avuto ragione di compiacersi. Di questo risultato, davvero originale, del loro tentativo non può dirsi che i capi del sindacalismo fascista abbiano avuto esatta coscienza, ma è il solo per cui il fascismo potesse dirsi rivoluzionario. Il fascismo poteva riuscirvi in un modo solo: inquadrando nelle file delle proprie organizzazioni sindacali la totalità delle classi che lavorano e di quelle c}:te fanno lavorare. E di fatti lo ha tentato. Cogli operai v'è quasi riuscito, e con estrema facilità: non tutti gli operai sono oggi iscritti nelle corporazioni, però quelli che hanno potuto restarne fuori ne dipendono egualmente per ciò che si riferisce al mercato _ealla disciplina del lavoro. Con gli altri invece, con coloro Biblioteca Gino Bianco . . che fanno lavorare, coi detentori del capitale insomma, i propositi del sindacalismo fascista hanno trovato resistenzè immediate. Gli industriali si rifiutarono, categoricamente, fin dal primo momento d'inquadrarsi nelle corporazioni fasciste. La Confederazione generale dell'Industria fece pesare in favore ·della propria autonomia il concorso assai valido dato al successo del fascismo, nè si lasciò attrarre dalla prospettiva dei vantaggi che potevano derivarle da una partecipazione diretta nella direzione delle organizzazioni sindacali dei propri dipendenti. Gli agrari, meno preparati, si lasciarono invece assorbire in molti luoghi, anche perchè suggestionati dal miraggio di una più completa egemonia locale. Tuttavia la Confederazione dell'Agricoltura ri- .vendicò anch'essa la propria autonomia, con tanta maggiore energia in quanto si vedeva seriamente minacciata nella propria esistenza. E, dopo avere in speciali adunanze protestato contro il tentativo di assorbimento deliberato dal Gran Consiglio fascista in una delle sue prime sedute, in un memoriale del 17 aprile diramato a tutta la stampa italiana, denunciava il pericolo che minacciava i proprietari con queste parole: "·Il confusionismo di classe, anzichè consentire la collaborazione, produce inevitabilmente la supervalenza del numero, della massa; i datori di lavoro sono posti in condizioni di evidente inferiorità e, più non disponendo della loro libera organizzazione, non possono più esercitare la necessaria azione di freno e di equilibrio "" Inutilmente il Sindacalismo fasci sta ha cercato di avere ragione delle resistenze degli industriali e degli agrari. Quelle dei primi specialmente si fecero sempre più decise, quanto maggior~ si faceva l' iniistenza del . \
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