la critica politica - anno III - n. 11 - 25 novembre 1923

• • 474 LA CRITICA POLITICA progresso ; 2a) la guerra è un male ma necessario, perchè insito nel1' umana natura; 3a) la guerra è un male da cui l'umanità si può liberare con uno sforzo di volontà e con gli opportuni rimedii. Le prime due opinioni sono assai più vicine che non sembri l'una all'altra, tanto che facilmente si scivola dall'una nell'altra e nello zelo della difesa della guerra si alternano e confondono argomenti tratti dall'una e dall'altra, senza neppure avvertire la contraddizione. Nell'opuscolo del prof. Gentile non si osa dire apertamente che la guerra è un bene; ma si afferma che essa è conforme al < principio interno attivo della natura > (che.sarebbe la lotta dell'uomo contro l'uomo), che essa è un fatto naturale necessario, inevitabile (anzi immanente in tutta la vita sociale), è < l' ~manità che si rinnova, è un momento di sviluppo della realtà universale, una forma di vita del mondo >, anzi <l'unica forma>, una prova in cui < i popoli cimentano con le loro forze i loro supremi interessi e ideali, e impegn_ano la vita, per foggiare un mo~do rispondente alle loro aspirazioni > (Converrebbe considerare che o le aspirazioni de' popoli, che si combattono, sono le stesse ed allora è assurdo combattersi: o sono diverse, e allora le varie aspirazioni rispondono ad ~ interessi, o ad egoismi particolari, che attraversano all'Umanità la viai verso i suoi < alti destini >). L'autore non distingue qui la guerra combattuta da un popolo oppresso, per la propria liberazione dalla guerra combattuta viceversa, per mantenere la propria dominazione o estenderla ; la guerra di rapina, la guerra provocata da odii di razza o di religione, da rivalità economiche ecc. No,. la guerra in sè e per sè, per l'una e per l'altra parte è una filosofia, og-ni belligerante è un filosofo, <·noi dobbiamo vedere nel nemico un rrfratello, che divide con noi le necessità di un tragico n1omcnto >, e coopera con noi a creare < un nuovo inondo, una nuova anima, che < sarà la comune opera di tutti: quel concetto più vero, che trionferà,. < perchè più vero, e perciò più poten_te, e chi avrà meglio inteso, meglio concepito, si troverà (sic /) < vincitore >. Mai da nessun filosofo, la teoria del successo, fu portata a tali altezze. Il diritto, la verità, la giustizia sono dalla parte di chi vince. Victrix· causa placuit Diis (ma ricordiamoci, soggiungeva nobilmente il filosofo romano : sed vieta Catoni). Tutta questa arcana teoria della guerra porta l'autore a proclamare (nell'ottobre 1914, ma lo si ripeterebbe nel 1930 e in ogni altro tempo) che < poichè (la guerra) è il nostro dovere comune, questa è l'ora, in cui i sacrificii non si contano, questa è l'ora dell'eroismo. Sospirare oggi la pace per orrore degli eccidii e delle ruine è viltà d'animo > ( come se non si potesse volerla per un sentimento di giustizia e di umanità). Udite questo ragionamento, e ammiratene la logica. < La guerra è santa finchè è necessaria (è la stessa volontà di Dio) ; e fino a quandoessa sia necessaria, non può esserci detto che dalla volontà di quelli Biblioteca Gino Bianco

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