IL FASCISMO IN LOMELLINA 471 Ma intanto le cose precipit~rono, la organizzazione fascista si ordinava sèmpre più come un esercito, mentre i socialisti che non avevano potuto e voluto reagire in un primo tempo, vedevano le loro posizioni minacciate sempre più da vicino. Assenti gli uomini rappresentativi perchè fuggiaschi o banditi, inibito ogni diritto di propaganda e. di organizzazione pena le più terribili bastonature, inattivi o conniventi i poteri dello Stato, le organizzazione proletarie cominciarono a sgretolarsi. I più famosi e i meno sinceri formano il primo nucleo dei sindacati fascisti: qui entra in campo l'organizzatore capitano Forni. Giovane di statura erculea, di molto coraggio personale, valoroso combattente in guerra, dopo alcuni affari commerciali andatigli male a Torino dove studiava al Politecnico, si gittò a capo fitto nella organizzazione del fascismo. Bastonò mezzo mondo, minacciò l'altra metà, e, figlio di un ricchissimo fittabile di Mortara, raccolse intorno ai gagliardetti fascisti tutta la borghesia grande e piccola della provincia. I fittabili lo adorano come un Sai vatore. Il Forni non ha grande ·cultura, ma è uno di quei giovani che credono in quello che fanno, con un certo senso di egotismo mistico un po' comico e un po' eroico, che lo induce a credersi come una specie di cavaliere errante del patriottismo. Se poi il pattriottismo coincide con gl' interessi della sua classe non guasta. Quando il Forni ebbe organizzato qualche migliaio di lavoratori gittò la sfida ultima: fece pubblicare a gli agricoltori un manifesto nel quale era detto che da allora in poi gli agricoltori non avrebbero più riconosciuti i patti stipulati con la lega proletaria, nè avrebbero tenuto conto degli uffici di collocamento che ad essa facevano capo. Avrebbero stipulati patti con i fiduciari fascisti esclusivamente ed avrebbero riconosciuto l'ufficio di collocamento fascista. Facciano lo sciopero se osano, disse il Forni ; siamo organizzati in modo che li stroncheremo definitivamente. È inutile dire che la organizzazione sui cui il Forni contava non era mica quella dei sindacati, ma quella delle squadre armate. Da quel manifesto data la debacle definitiva delle organizzazioni proletarie in Lomellina. I lavoratori se vollero mangiare dovettero aquistare la tessera dei sindacati; quelli che si provarono a resistere furono costretti ad esulare e sono parecchie migliaia che lasciarono la regione. Il giornale di classe, Il Proletario, ultimo testimone superstite della forza di una formidabile organizzazione, fu· un giorno di mercato devastato e bruciato alla . presenza dei carabinieri. Cosi la Lomellina da rossa diventò tricolore. Anche qui le cause deUa trasformazione sono le medesime di quelle di tante altre zone d'Italia : 1 °) I socialisti saliti in potenza assumono l'onere di dirigere le amministrazioni e l'economia di una ricca regione e commettono per inesperienza, per mancanza di programmi, per difetto di educazione una serqua di errori madornali. . 2°) I dirigenti socialisti e le folle, non ostante la loro apparente aggressività, non erano affatto preparati ad una lotta armata e cruenta. Nel principio del 1921 un indirizzo violento da parte delle organizzazioni socialiste in Lomellina avrebbe fatto svanire come nebbia il tentativo fascista. Si ebbe invece il pecorismo più esoso. , Biblioteca Gino Bianco ,
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