la critica politica - anno III - n. 11 - 25 novembre 1923

~ 470 LA CRITICA POLITICA scendo a costituire una formidabile lega proletaria che dominava la regione. È inutile dire che le organizzazioni socialiste anche qui come nel Ferrarese e nell'Emilia anzichè ostacolare la produzione le diedero maggiore impulso. Ma anche qui come altrove si verificava questo assurdo: che i fittabili, i professionisti e i commercianti che avevano la forza economica erano stati scacciati da ogni carica pubblica, e vi dominavano i braccianti e i corytadini. Durante la guerra i municipi quasi tutti socialisti si indebitarono fortemente per aiutare in ogni modo le famiglie dei combattenti: e mentre essi amministravano in modo assai largo e spesso disastroso, i fittabili si preparavano a non pagare le tasse col pretesto che esse erano molto aumentate in confronto a quelle dell'anteguerra. Il proletariato evoluto e cosciente spingeva i comuni al precipizio per conto suo, dicono che le donne prele vassero con le ricette dei poveri enormi quantità di cotone idrofilo dai farmacisti per fare delle trapunte; altre facevano fare a tutta la famiglia la cura del Proton. Terminata la guerra i socialisti, ingrossati di numero e inorgoglitisi dalle facili vittorie, si abbandonarono ad una orgia di scioperi e di violenze e nulla si poteva fare senza il loro permesso. Queste violenze culminarono nel famoso sciopero del 1920 che durò, mi· pare, cinquanta giorni, nel periodo della . semina del riso, durante il quale si ebbero dei conflitti e per fino delle vittime. Un fittabile, per esempio, fu ucciso mentre tentava mungere le proprie mucche che non venivano munte da due giorni. I fittabili che sono la forza economica del paese, rimasero cosl irritati e sconcertati da questo sciopero che pur di vendicarsi si sarebbero buttati in braccio anche al diavolo. E il diavolo venne verso i primi mesi del 1921. Il diavolo fu l'on. Gigi Lanfranconi. Quando Lanfranconi fu mandato in Lomellina per conquistarla non aveva séguito alcuno. In tutta la provincia egli disponeva d'una piccola milizia disperata, formata da alcuni fuorusciti, fiumani, ed arditi ; ex studenti, giovanotti disoccupati: in tutto non più di cinquanta persone ed alla testa di questi nuclei volanti si erano messi un ex colonnello, e quello che oggi è il padrone della Lomellina l'ex studente d'ingegneria ed ex capitano degli alpini Cesare Forni. Pochi uomini ma molti danari. Il compito di queste piccole squadre era il seguente: perseguitare fino alla morte e senza scrupoli gli organizzatori socialisti, incendiare e bruciare le cooperative e le case del popolo, terrorizzare tutti senza badare a mezzi, rendere ai socialisti impossibile con la violenza ogni manifestazione di forza anzi di vita. L'On. Egisto Cagnoni fu bandito, e si diceva fosse stata messa una grossa taglia sulla sua· testa: qualche organizzatore fu ucciso, qualche altro bastonato. Chi fossero gli autori di queste violenze lo sapevano tutti, ma la forza pubblica e le. autorità politiche avevano il mandato di tacere o di facilitare l'azione fascista. U Paese pubblicò un f ac simile di una lettera dalla quale si rilevava in modo inoppugnabile che il sottoprefetto del tempo, per favorire i fascisti, violava il segreto telegrafico. Fu promosso da quel Facta che doveva poi finire cosl ignominiosamente nell'ottobre del 1922. Ciò non ostante dopo un periodo di violenze inaudite, di omicidii infiniti, di ferimenti che va dal gennaio all'aprile 1921, alle elezioni la Lomellina rimandò al completo alla Camera i suoi deputati e dei fascisti non risultarono eletti che il Mussolini e il Lanfranconi. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==