la critica politica - anno III - n. 11 - 25 novembre 1923

'462 LA CRITICA POLITICA mancarono completamente uomini di tempra eroica capaci di gettarsi a -capofitto nella lotta, e mancarono uomini di intuizione capaci di comprendere che il disagio profondo dell'Italia non si poteva risolvere se non anteponendo gli interessi della produzione a quelli del consumo ; essi, divenuti esponenti di ceti operai urbani e di ceti impiegatizii preoc- .cupati solo del consumo, erano i meno adatti alla soluzione logica del problema, e così l'ondata di illusioni e di appetiti che li aveva spinti in alto li ringoiò rapidamente, e un.a nuova ondata spinse sulle vette del potere i fascisti, che avevano visto dall'interno e. dall'esterno la inconsistenza della vecchia classe dirigente, e che intuirono con prontezza il bisogno fondamentale del momento : ristabilire la disciplina nei campi, .nelle officine, nei traffici per assicurare la ripresa della produzione. Que- -sta era una delle esigenze fondamentali del momento economico in cui il fascismo compì la sua ascesa, ed è innegabile che fu assolta: si possono fare tutte le riserve su singoli episodii, sul metodo, sugli uomini, .ma non si può disconoscere che il fascismo rispose a questa necessità del momento, e che travolgendo i vecchi uomini col loro istituto parlamentare non toccò nessun organo vitale della nazione. Erano quelli dei poveri fantocci che ingombravano la scena politica occupandola tutta con i loro çicalecci e le loro meschinità ; parevano vivi, ma erano privi di vita interiore, e l'Italia dalla scomparsa di Facta, di Bonomi, di Sturzo e di Turati non ha risentito certo danno alcuno, come nessun beneficio risentirebbe da una loro ricomparsa, se questa potesse verificarsi. Ma, pur facendo queste constatazioni, non ci sembra che il nuovo re- •gime abbia realizzato quella cornunione fra governo e popolo, che il Se- ,natore Corradini esalta ; ci sembra anzi che il nuovo regime quanto più -si consolida nei Ministeri di Roma e quanto più trova aderenti e sostenitori nella stampa finanziata, nel mondo bancario, nel campo industriale tanto più si allontani da quella comunione còl popolo italiano, che nella sua grande 1naggioranza è costituito da contadini, da agricoltori, da artieri, da piccoli commercianti. La vita italiana è basata essenzialmente sull'agricoltura e sulla piccola jndustria che soddisfa alle esigenze e alle necessità degli agricoltori; la vita italiana non è nei grandi centri urbani da Milano a Napoli, da Genova a Roma, ma nelle vaste plaghe agricole, ove vive un popolo laborioso ed economo, che giorno per giorno si guadagna il suo pane, migliora le sue terre e accumula con certosina pazienza i suoi risparmii. Il Governo, che voglia veramente mettersi in comunione con l'anirna del popolo italiano, deve tener fissi gli occhi su questa realtà della struttura economica e sociale della vera Italia, adeguando i suoi provvedimenti e la sua mentalità ai bisogni e alle tendenze della provincia, della campagna; e questo non ci pare che stia avvenendo. Il c·apo del Governo ha una mentalità essenzialmente urbana ; la sua passione lo porta ad esaltare il grande opificio industriale, l'emporio riBiblioteca Gino Bianco

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