la critica politica - anno III - n. 11 - 25 novembre 1923

• Governo e popolo Il senatore Corradini, commentando le cerimonie svoltesi per la celebrazione anniversaria della Marcia su Roma, ritiene che questa abbia fornito la prova piena della comunione del popolo col suo Governo, e· che in questa co1nunione sia un fatto decisivo ben più importante della. libertà, della democrazia, del socialismo, dell'elevazione del proletariato~ Il senatore Corradini esalta con passione mistica questa comunione, vedendo in essa l'inizio di una nuova epoca storica italiana : e allo stesso lirismo si abbandonano gli esaltatori del nuovo regime, che spesso scambiano per realtà le loro aspirazioni e si imaginano che tutto il popolo • italiano segua con entusiasmo incondizionato l'attività politica della nuova élite, ad eccezione di pochi pervertiti, negatori delle idealità nazionali e residui disumanati della vecchia politica. In questo lirismo di esaltazione passionale è indubbiamente una delle debolezze caratteristiche della nuova· élite, che sembra assolutamente incapace di c~ncepire la possibilità di ogni riserva sulla sua attività politica ; nei critici essa non sa vedere che avversarii in mala fede, e, negando ogni fecondo dibattito di idee e di' interessi ·che non rientrino nel suo quadro mentale e nell'ambito della. sua passione, chiude gli ~echi dinanzi alla realtà agendo come se veramente e sempre esistesse in tutta la sua interezza, per dono divino, quella. intima e profonda comunione fra popolo e governo, cui il senatore co-rradini scioglie il suo inno. L'Italia era veramente stanca della vecchia classe dirigente e della mentalità di essa ; in ogni ordine di cittadini vi era una prof onda avver- , sione alle logomachie del Parlamento, caduto nel discredito generale per esaurimento ·di f1:1nzione; i vecchi uomini politici da Giolitti a Bonomi, da Nitti a Facta non rappresentavano nessuna larga corrente di idee e di se~timenti. Il partito popolare potè affermarsi nelle elezioni del 1919 e d~l 1921 anche per questa larga sfiducia nelle vecchie classi dirigenti,. oltre che per l'appoggio dell'antica organizzazione chiesastica; persino il partito socialista, con le sue incongruenze ciarliere e con la su.a demagogia irresponsabile, potè apparire così prossimo al trionfo per questa stessa ·sfiducia, •per questo bisogno di un ordine nuovo che meglio rispondesse alle intime esigenze del popolo italiano. I popolari fallirono. alla prova sin dal loro apparire nella scena politica, coalizzandosi con i • vecchi uo1nini nel Governo e nel Parlamento, sal~o a combatterli a uno a uno nei corridoi. Ai socialisti rimasti all'opposizione almeno apparente iblioteca Gino Bianco

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