Lo Statuto del 1848 giudicatq dai contemporanei III. ' FORZATO DAGLI AVVENIMENTI E DALLA DIPLOMAZIA . Narra il Cantù (1) : " aveva promesso al letto del suo predecessore di non dar mai la costituzione. Ma e•ccomoltiplicarsi petizioni, schiamazzi, consigli: principalmente la Municipalità di Torino, eccitata dal Conte Pietro Santarosa, lo esorta a concederla : egli esita lungamente : consulta i primarj- personaggi : La Tour gran maresciallo, maledetto come reazionario, fu forse il primo a cantargli che- era impossibile pencolarsi tra l'assolutezza e il liberalismo ; Sclopis, Balbo e loro amici offronsi garanti che il popolo non ne abuserebbe, giacchè era religioso : li secondano i vescovi, forse ispirati dal Vaticano. Carlarberto, confessatosi e comunicatosi, promette la Costituzione, col ripiego di chiamarla Statuto n· Devono aggiungersi le paterne esortazioni della diplomazia britannica. « Farà meraviglia a più d'uno scrisse Angelo Brofferio nella sua Storia del Piemonte (Parte III, capo 2°. Torino, 1851) come l'iniziativa costituzionale muovesse dall'aristocrazia. Ma svanirà la sorpresa quando si sappia che l'inviato Britannico di concerto col signor Palmerston non cessava di consigliare il Re a promulgare la Costituzione ; la qualcosa era nota soltanto ai Cavour, agli Azeglio, ai Santa Rosa che avevano attinenze diplomatiche >. In un dispacci~ da Torino di Sir R. Abercromby a L. Palmerston in data del 3 febbraio 1848 (badisi bene a questa data, che coincide colla prima seduta del citato Consiglio di conferenza presieduto da Carlo Alberto, dove le considerazioni esposte dal ministro Borelli e dagli altri non fanno che ripetere quelle già 'dall'ambasciatore britannico espresse nel suo colloquio col ministro sardo degli esteri conte di San Marzano) si leggono queste linee: (1) Nella Cronistoria dell' lndipe.ndenza Italiana (Unione Tip. Editrice, Torino, 1873)Voi. II, p. 756 e sg. Biblioteca Gino.Bianco
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