la critica politica - anno III - n. 10 - 25 ottobre 1923

NOTE E COMMENTI 445 sformazioni nell'ordinamento dei nostri Comuni. Leggete le dichiarazioni che egli · ha fatto in questi giorni ai rappresentanti dei 8omuni italiani che sòno andati a fargli atto di omaggio, dovutogli per la stessa qualità esclusivamente fascista delle rinnovate Amministrazioni comunali. Vi apprenderete che il Governo conosce e riconosce l'utilità nazionale dei Comuni, che non pensa a trasformazioni come quelle ventilate, non pensa a riesumare parole ed istituti oramai sorpassati, non pensa infine a mettere sotto tutela i Comuni o a togliere loro quella necessaria autonomia amministrativa di cui oi;a godono. Niente riforma Acerbo, dunque ? L'ordinamento degli Enti locali resterà cos} tale quale è ? È questo che dobbiamo credere, prendendo per buona l' ulti- .. ma parola del Duce ? • Lasciando qual'è l'ordinamento delle pt1bbliche amministrazioni la rivoluzione fascista viene a perdere un'altra giustificazione. Dal canto nostro tra l'ordinamento che c' è e quello che l'on. Acerbo ci aveva annunciato non sapremmo decidere sulla pref erenza da accordare. Tra i due mali forse .... avremmo deciso per il magg~')re, se non altro perchè ci avrebbe lasciato sperare in una crisi risolutiva molto più rapida. Comunque teniamo sempre presente che nulla deve considerarsi come definitivo e che Mussolini può pensare tra due giorni, su questa come su altre questioni, precisamente il contrario di quello che ieri ha detto di pensare. Vecchia e nuova cooperazione. La cooperazione socialista fu, appena un anno addietro, bersaglio di censure assai severe e poi di una lotta implacabile. Veniva accusata, Biblioteca Gino Bianco con particolare riferimento a quella , di lavoro, di vivere parassitariamente sullo Stato, mentre si rimproverava .alla debolezza dei governi passati l'aver consentito alle cooperative di assumere a trattativa privata - e cioè senza pubblica gara - lavori dello S_tato e di pubblici enti, di averne sublto le pressioni e i ricatti largheggiando con esse nel credito e nella concessione. di lavori, posponendo anche per favorirle a lavori che rivestivano carattere di maggiore utilità quelli che ne avevano meno, determinando nella loro distribuzione tra regione e regione ingiustificate e ingiustificabili sperequazioni. La cooperazione non doveva godere privilegi ma essere messa sullo stesso piede degli industriali privati: solo in questo modo poteva mostrare la sua capacità a vivere e a svilupparsi e quindi anche la propria superiorità. E questo disse di proporsi, infatti, il fascismo quando,. dopo una sistematica opera di distruzione delle cooperative esistenti in Italia, piombò su quelle che ancora restavano e se ne impossessò. Niente regime di privilegio, niente credito di favore, niente lavori pubblici a trattativa privata: la cooperazione doveva bastare a se stessa 1 Coloro che presero per buona la campagna del Pantaleoni, del Preziosi e di altri scrittori fascisti contro il Cooperativismo rosso Piovra dello Stato, rimarranno molto sorpresi di vedere gl' improvvisati cooperatori fascisti seguire esattamente, forse con maggiori appetiti e pretese, le orme dei cooperatori so• cialisti. S'è tenuto, alla fine del mese scorso, in Roma un convegno dei rappresentanti provinciali della federazione delle cooperative di produzione e lavoro, sotto la presidenza dell'on.

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