la critica politica - anno III - n. 10 - 25 ottobre 1923

NOTE E COMMENTI' Verso un nuovo collaborazionismo. Ritorna di attualità, tra i socialisti, il tema collaborazione. Tema vecchio sempre nuovo. Si presenta, difatti, per i socialisti nei confronti di tutti i governi. Col governo fasci sta - dittatoriale, antiparlamentare, anticlassista - era da supporre che il tema collaborazione dovesse per essi considerarsi esaurito. Niente affatto l Ecco che pure con questo gove.rno una parte notevole di socialisti torna a vederne e a discuterne la possibilità. C'è, si capisce, chi tale possibilità nega ., risolutamente, ma frattanto se ne parla, se ne discute, se ne studiano le condizioni. Il collaborazionismo è una vecchia rogna del movimento socialista il quale non se ne è liberato e non se · ne libererà forse mai. Si ha così la dimostrazione che anche quando potrebbe ritenersi che i socialisti abbiano definiv amen te assimilato i concetti di libertà e di democrazia, il prob:ema politico dello Stato resta sempre per essi un problema di secondaria importanza. Solo le forme del collaborazionismo mutano. Ieri era il partito che doveva incaricarsi di applicarlo mentre le organizzazioni restavano intransigenti; oggi sono le organiz,?;azioni che dovranno applicarlo mentre resta per suo conto intransigente il partito (al presente è il caso di dire : i partiti) per quei motivi classisti e democratici ai quali per il momento si ritiene opportuno non rinunciare del tutto. Biblioteca Gino B·ianco In che consiste, precisamente, il nuovo collaborazionismo ? Ecco qua. Apparentemente le organizzazioni operaie di resistenza come le cooperative, già legate al movimento politico socialista, rivendicano la loro indipendenza da ogni partito politico (leggi socialista) e abbandonano ogni pregiuqiziale sociale, filosofica o religiosa. In tal modo esse verrebbero a porsi sul terreno esclusiva1nente economico dell'interesse degli organizzati. Senonchè volendo provvedere a tale interesse non potrebbero prescindere dallo Stato e dal Governo che lo rappresenta. Da qui necessità di rapporti col partito dominante, necessità di inserirsi nell'azione sociale del Governo, necessità insomma di una collaborazione che riuscirà tanto più utile quanto più intima e diretta. Tale collaborazione nelle intenzioni dei suoi propugnatori sarebbe destinata a rimanere puramente tecnica. Siccome però dovrà svolgersi unicamente sul terreno politico e tradursi in atti di Governo, di legislazione cioè, non è chi non veda come non possa altrimenti tradursi che in una collaborazione politica vera e propria. Cosa porta cosa. E già abbiamo alcune manifestazioni sintomatiche del nuovo collaborazionismo. I deliberati presi nei convegni tenuti nel settembre scorso-a Milano, a breve distanza l'uno dall'altro, dagli organizzatori della Confederazione del Lavoro e della Lega delle Cooperative hanno segnato il primo passo. I colloqui che D'Aragona, Colombino, Azimonti

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