la critica politica - anno III - n. 10 - 25 ottobre 1923

' • • 404 LA CRITICA POLITICA nere, invece, la mano su tutto e su ogni cosa decidere : possedere essa i gangli nervosi di tutta la vita nazionale. La semplificazione, la riduzione di uffici alla periferia, vuole essere solo un modo per arrivare prima e per far sentire meglio l'autorità e la volontà del centro : una potatura da cui l' albero sortirà più .rigoglioso e più forte. Quanto si è fatto per · l' amministrazione scolastica basta ad assicurare con quale rigidità di criteri e di metodo il centralismo viene e sarà applicato. Non rappresentanze elettive. Non interventi diretti o indiretti degli enti local'i o delle rappresentanze regionali nell' amministrazione di quei fondi che pure, per la scuola elementare, vengono dati dagli enti locali. Il Minist~o diventa in tal modo, negli affari che si riferiscono al suo dicastero, un dittatore incontrollato e incontrollabile che sciegliendo e nominando esso solo, a 'proprio criterio ed arbitrio, personale e corpi consultivi, finisce per porsi nelle condizioni migliori per rispo11:dere .sempre peggio ai bisogni e alle aspirazioni locali che sono anche i bisogni e gli interessi reali della vita nazionale. - . E veniamo ai compiti economici e sociali dello Stato. Non è mai avvenuto che ad una politica di accentramento nei poteri dello Stato corrispondesse una politica di libertà, di autonomia nel campo economico e sociale. Non sarà p-roprio il fascismo che ce ne darà il primo esempio nella storia. Dovrebbe aver rinunciato alla pretesa di comandare esso solo alla Nazione, di plasmarla e di farla comminare a modo proprio. rinchè non vi rinuncierà la sua azione di governo vorrà praticamente sostituirsi all'azione privata o per l(? meno regolarne la condotta, dirigerne e suggerirne le iniziative, in altre parole avere poteri direttivi per l' attività economica come per i poteri sociali. A provare il contrario t provvedimenti di cui si è fatto sopra parola giovano assai poco. Debbono essere fatti rientrare piuttosto nel quadro .generale della politica finanziaria (come provvedimenti destinati a n1igliorare le condizioni del Bilancio) che in quello della politica economico-sociale dello Stato. Nel senso da noi indicato provano invece e largamente, gl' innumerevoli casiin cui l'on. Mussolini è personalmente intervenuto o ha fatto invervenire lo Stato, sia nella sistemazione d' importanti aziende industriali, per il Consorzio zolfifero come per l'Ansaldo, sia nell'ordinamento interno d' Istituti Bancari (~anco Roma, ad esempio), sia per la costruzione di una grande strada automobilistica Milano-Laghi, sia per la creazione di una grande Aereonautica civile. Lo Stato-azionista nella nuova Società Cogne-Aosta è una creazione fascista, nuova per l' Italia. E i discorsi di Mussolini ai Sardi, ai sindaci Calabresi, agli Abruzzesi, al Mezzogiorno,. sono quelli del capo di uno Stato che vuole incaricarsi esso - sia pure per mantenere quando saranno migliorate le condizioni finanziarie - di provvedere ai grandi bisogni della vita locale e regionale, di dare l'acqua, di aprire le strade, di bonificare le terre. Il fascismo nell'estendere i compiti e le funzioni. dello Stato va assai più in là di quanto l' intervenzionismo statale non abbia camminato sul terreno stesso della Biblioteca Gino Bianco

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