la critica politica - anno III - n. 10 - 25 ottobre 1923

434' LA CRITICA POLITICA Tuttociò dà alle lotte delle nostre masse operaie, in questo primo periodo, una speciale acutezza ed il carattere di moti rivoluzionari e politici. Gli scioperi si susseguono in grande numero, si allargano e generalizzano. Lo sciopero generale dapprima simbolo sicuro di rivoluzione, diviene apparizione quotidiana, abituale, mezzo di lotta ùn po' più forte; spesso però neppur questo è in grado di evitare un ribasso del sàlario o il prolungamento della giornata lavorativa. Le masse sono talmente elettrizzate e rivoluzionate da es-sere concordi perfino in movimenti di dimensioni prima mai vedute. La concordia nella lotta, la cotnpattezza delle file, la forza e l'elasticità d'azione, provengono preminentemente dall'ardente impulso rivoluzionario che naturalmente giace nel proletariato moderno, come nella classe, chiamata dalla storia per abbattere il capitalismo. Altrimenti non sarebbe stato possibile il successo di grandi lotte - ad es. lo sciopero, riuscitissimo, delle due giornate, nel 1919 per protesta contro l'intervento annato dell'Intesa nella Russi~ e nell' Un- . gheria - specialmente se si prende in considerazione che in quel n10vimento concorsero masse enormi le quali, alcuni 1nesi prima non sapevano che cosa fosse il sindacato, e tanto meno possedevano una coscienza internazionale classista, nè - essenc;lo le organizzazioni ancor giovani - alcuna esperienza di lotta. Svegliato lo spirito rivoluzionario, special- " mente sotto l'influenza della Rivoluzione russa, esso fu la forza motrice che portò il proletariato a movirnenti incomposti che non raggiungevano quanto avrebbe raggiunto una organizzazione provata nelle lotte e ricca d'esperienze. Ciò è tanto più evidente oggi, che dopo la disfatta di quello spirito rivoluzionario le organizzazioni operaie sono così indebolite. Le masse non irruppero solamente nei sindacati, ma pure nel partito. J:?opo il concorde movimento sindacale, si organizza nell'aprile 1919 anche il 1novimento politico del proletariato jugoslavo. Solo una parte numericamente insignificante dei lavoratori rimane sotto l' influenza dei < ministeriali > e dei < socialpatrioti >, che per motivi politici e di partito scindono pure l' unità sindacale formando così la prima base per quella dannosa politica che chiede per ogni partito i propri sindacati, quella politica infausta per il proletariato, per cui i sindacati socialisti dovettero scindersi in tante diverse federazioni in quante s' è scisso il partito socialista. Così pure fecero nel 1921 i socialisti del centro, formandd una terza organizzazione sindacale la quale un anno più tardi si fuse con quella socialdemocratica e liquidò in seguito anche il proprio partito politico. Il Congresso del 1919 fondò il Partito Operaio Socialista Jugoslavo (Comunista) condannando la politica della Il. Internazionale, dichiarandosi per la tattica della III. Internazionale, proprio allora fondata. L' influenza del partito unito, da cui si astennero allora soltanto gli sloveni, era grande in tutto il paese; forte il numero dei membri (60.000), e una rete di organizzazioni estesa per l'intero paese. Il partito divenne Biblioteca Gino Bianco

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