la critica politica - anno III - n. 10 - 25 ottobre 1923

-IL COMUNISMOIN JUGOSLAVIA 433 a proprio vantaggio ]e masse operaie. Questo periodo fu di partecipazione e di influenza della classe operaia nella vita economica e politica · del paese, periodo del primo sviluppo, delle prime realizzazioni, del primo moto del nostro movimento comunista. E se non fu rivoluzione, l'avvenire ci dimostrerà che ebbe il significato, che ha avuto la rivoluzione russa del 1905 per la vittor;osa rivoluzione del 1917. Il movimento proletario era condizionato· da una acuta crisi produttiva con tutte le conseguenze, che così profondamente turbano la vita di ogni singolo individuo che proviene dai strati più poveri della popo]azione; dall'enorme disoccupazione, con le condizioni di vita molto difficili, strozzate dalla miseria, deluse per i risultati di tanto sangue versato· durante lunghi anni sui macelli del mondo. I sindacati operai, erano i naturali accampamenti per la concentrazione di tutta questa forza di n1asse, che chiedevano di essere liberate della miseria. Il partito socialista aveva ivi campo sufficiente per lo sviluppo della sua influenza e per condurre il cnalcontento verso il proprio scopo. L'influenza della rivozione bolscevica russa e di quella ungherese, era forte e non perdette della sua forza neppure colla rapida caduta dell'Ungheria soviettista, perchè non fu influenza di una rivoluzione riuscita, ma fu la profonda, civile, dinamica influenza della rivoluzione sociale. Le masse, dunque, si pre- • cipitarono nei sindacati, che ora stavano dinnanzi a compiti, di fronte ai quali la lotta sindacale dell'anteguerra si presentava come il ricordo di una felice infanzia ormai lontana. La percentuale dei lavoratori organizzati diviene rilevante e il concentramento delle forze organizzate quasi completo e già solo dal numero e dalla efficienza della forza organizzata derivano compiti e metodi di tutt'altro significato, altre difficoltà ed altre conseguenze ed influenze di quelle che erano nelle normali condizioni dell'anteguerra. Le nuove circostanze sono tali che non v'è stabilità, ma soltanto ascensione stentata, non v'è riposo, ma lotta; non v'è la scelta delle esperienze e del loro intelligente ausilio, non v'è in una parola tuttociò èhe potrebbe riprodurre la normale evoluzione sindacale dell'anteguerra. Ma mentre una lotta termina vittoriosamente, già la vittoria diviene illusoria per l'azione della crisi economica. Mentre avanti la guerra, la lotta per l'elevazione del salario e per il miglioramento delle condizioni· di lavoro generali aveva carattere di lotta per la graduata elevazione del livello della resistenza operaia e per il costante miglioramento delle condizioni di lavoro, nell'odierna grande crisi invece la lotta del proletariato si riduce fatalmente alla difesa giornaliera del livello precedentemente raggiunto. Tutta l'offensiva di enormi masse proletarie del 'mondo, in questo periodo, è sulla base della difesa dalla perdita e dal peggioramento di quanto avevano già conquistato. L'acutezza della crisi finale del capitalismo dà a questa difesa il carattere j di una offensiva rivoluzionaria del proletariato e conduce all' urto non solo dei lavoratori con i datori di lavoro, bensì del lavoro con il capitale stesso. iblioteca Gino Bianco

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