la critica politica - anno III - n. 10 - 25 ottobre 1923

.. ... o DOPO UN ANNO DI GOVERNO FASCISTA 403 La preoccupazione di conservare la conquistata egemonia politica eser- . cita sull'azione governativa del fascismo una pressione preponderante. Era facile prevederlo. Il male è che tale pressione tende ad accentuarsi e la dittatura, che doveva essere mezzo, a diventare fine a se stessa. Il Governo opera come se i poteri che si è attribuito dovessero essere eterni e divenire normale l'attuale situazi~ne ecc~zionale. Ogni deliberazione, ogni provvedimento, ogni innovazione che il Governo app~rta nella sua amministrazione si risolve così in un aumento della pressione dello Stato sulla vita della Nazione. Occorreva alleggerirla secondo una convinzione divenuta generale, dei fascisti come degli antifascisti; il Governo al contrario l'accresce 1 Il tallone di Achille della politica di Mussolini è qui. Lo Stato sotto la sua guida non ha mutato nè di veste, nè di posizione. Resta sempre, di fronte ai cittadini, lo Stato paterno, regolatore supremo di tutte le cose, distribuitore di male e di bene, ptopulsore e creatore di attività. Si potrà osservare che alcuni provvedimenti del Governo sembrano contrastare ·con questa affermazione. Il fatto che alcuni tronchi ferroviari vennero ceduti ali' industria privata, che si sia rinunciato al monopolio dei fiammiferi e che si pensa di cedere ai privati l'esercizio di una parte dei servizi telefonici, potrebbe servire a dimostrare che lo Stato fascista vuole effettivamente spogliarsi di una parte dei servizi che attualmente esercita senza vantaggio per sè e senza soddisfazione del pubblico. La riduzione nel numero dei Ministeri, la soppressione di una parte degli uffici, d~lle preture, delle Università e delle scuole secondarie a carico dello Stato, l'eliminazione di una parte del personale burocratico, possono essere indicate come una dimostrazione che il Governo fascista opera sul serio per svuotare Io Stato, per sburocratizzarlo, per ridurne i compiti, per semplificarne e snodarne i servizi. E la dimostrazione varrebbe se tutto ,quel che rimane non provasse - e con quale evidenza 1 - il contrario. Incominciamo dai servizi dell'amministrazione. È, qui che la preoccupazione politica - agendo in modo diretto - si fa particolarmente sentire. Quello della pubblica amministrazione era, e rimane, il problema capitale, in1prorogabile della vita italiana. Nel modo di risolverlo - in un senso o nell'altro, per l' autonomia o per l'accentramento - è tutto il proble1na dello Stato. Il fascismo vi si è accinto, ma al modo prussiano. Ha diminuito il numero dei Ministeri ma per accrescere il lavoro, la influenza, l'autorità di quelli destinati a restare ; ha ridotto gli uffici ma per concentrarne i servizi ; elimina gli impiegati ma per assegnare a ,quelli che rimarranno maggiori doveri e sopratutto maggiori poteri. L'istinto, che - come osservava il Tocqueville - <spinge ogni governo .a voler condurre tutti gli affari >, lo spinge a seguire la logica statalista. Non v'è un solo caso in cui da Roma si sia detto alla provincia: qui non sono io il più competente a giudicare, a deliberare, a fare ; •vi riconosco il diritto di provvedere e di fare senza di 1ne (1). Roma vuole te- (1) Uno dei primi atti del Governo è stato quello di liquidare la questione delle autonomie amministrative delle nuove provincie, l'unica eredità buona del ·regime austriaco. ibliotecc ino Bianco

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