DI QUA E DI LÀ DAL TEVERE 419 Senza uscire dai limiti di una scrupolosa serenità critica e, potremmo dire, attenti alle norme della compostezza polemica, crediamo di potere, dal nostro posto di spettatori, affermare che la politica mussoliniana in genere, e l' atteggiamento di fronte alla Chiesa cattolica in ispecie, siano inspirati ai dettami di un macchiavellismo rimodernato, e tuttavia rigorosamente pratico. Ce ne dispiace per certi mazziniani asserviti alla politica del fascismo, i quali, lungi dal ricordare l'avversione tenace che Mazzini nutri nei riguardi del macchiavellismo, non si peritano di affermare che il dittatore di oggi realizza i postulati del Grande Esule e ne continua il pensiero. · La verità è, invece, che l'on. Mussolini è ugualmente lontano dal mazzinianesimo, quanto lo è dal cattolicesimo, e nemmeno può dirsi l'assertore di quel neo-idealismo che taluno potrebbe attribuirgli, per aver chiamato a suo collaboratore il senatore Gentile. Ma non di questo dobbiamo occuparci. La norma rotnana: « salus publica suprema lex esto », alla quale sembra che sempre voglia riferirsi il duce per giustificare le limitazioni della libertà che • il suo governo, contro e malgrado le leggi statutarie, impone ai cittadini, non si addice alla politica del regime fascista, il quale in tutti i suoi atti di governo è andato, secondo noi, molto al di là di quanto la salus pubblica poteva esigere e giustificare. . . E in ogni caso la salus pubblica non può mai essere affidata all'arbitrio dei singoli, bensl deve essere, prima di tutto, tutelata dall'osservanza della legge. Il governo fascista, in vece, ha mantenuto, quasi integralmente, la legislazione penale e di pubblica sicurezza già in vigore, non sapendo o non volendo o non potendo creare la sua legge : il che sarebbe stato molto più logico, anche per la tranquillità e per la serenità dei cittadini. Sembra adunque che, in mancanza di un suo jus, cioè di una sua norma scritta il fascismo siasi appoggiato alla massima macchiavellica del fine che giustifica i mezzi: la qual massima, se può sembrare a prima vista una traduzione, una riproduzione con parole diverse, della su ricordata norma romana, ne è invece, appena si approfondisca l' indagine, una amplificazione arbitraria e una deformazione. Nè è necessario dire il perchè. Dicemmo più sopra che il fascismo non ha saputo, non ha potuto e non ha voluto creare la sua legge: una spiegazione di questo fatto possiamo ritrovarla nel consiglio che il Macchiavelli dà al Principe (cap. VI) là dove, a proposito dei principati nuovi, scrive : « E debbesi considerare che non è cosa più diffi- « cile a trattare, nè più dubbia a riuscire, nè più pericolosa a maneggiare, che « farsi capo ad introdurre nuovi ordini. Perché l' introduttore ha per nimici tutti « coloro che degli ordini vecchi fanno bene ; e tepidi difensori tutti quelli che 1 « degli ordini nuovi farebbono bene ». Forse, leggendo queste parole del Segretario fiorentino - che si compiacque di scrivere la vita di Castruccio Castracane -, noi riusciamo a spiegarci · • meglio il passaggio mussoliniano, alla vigilia della marcia su Roma, dal famoso • tendenzialismo repubblicano - equivoco residuo di velleità sovversive - alle aperte dichiarazioni di lealismo monarchico. Messer Nicolò esortava, inoltre, il suo Principe, non appena giunto al principato, « a· spegnere la milizia vecchia e a ordinare una nuova», precisamente I iblioteca Gino Bianco
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