418 LA CRITICA POLITICA denotano un proposito ma non dimostrano una convinzione), sono messi 1n grande rilievo, quasi con ostentazione, dalla stampa del governo, sia per guadagnare il favore dei credenti e delle alte sfere ecclesiastiche, sia per rimpro1 verare agli ostinati adepti del partito· di don Sturzo la loro incomprensione e la loro ingratitudine. · A parte le divergenze suscitate da quei provvedimenti nel campo degli interessati (cioè dei cattolici), per noi spettatori la questione assume impor~anza prima che per un fine politico, per un motivo altamente nazionale. In sostanza il capo del governo - e lo ha detto varie volte in maniera che non potrebbe essere, data la sua delicatissima posizione, più esplicita - tende a farsi amico, se non alleato, della Chiesa, per un duplice motivo : 1 °) perchè la Chiesa è potenza internazionale che può fav~rire l' espansione italiana nel mondo, se non addirittura le mire imperialistiche (cioè materialiste) di certo nazionalismo nostrano ; 2°) perché l'amicizia della Chiesa vorrebbe dire l'amicizia di grandi masse di credenti. . Fu già osservato da molti - ed è inutile ogni lungaggine in proposito - _ che la Chiesa, appunto perchè potenza internazionale che dovrebbe erigersi al di sopra delle nazioni e degli Stati, non può favorire questo o quel governo : e qualora lo faccia mancherebbe a se stessa. Peggio, poi, se incoraggiasse o tollerasse, come nel medio evo, le imprese imperialistiche di uno Stato, perchè allora, sia nei riguardi delle nazioni, che nei confronti degli individui, mancherebbe al principio fondamentale dell'etica cristiana: « Non fare ad altri, quel che non vorresti fosse fatto a te stesso », pur ~ettendo da parte l'altro comando: « Date a-Cesare quel eh' è di Cesare, a Dio quel eh' è di Dio». La teoria mussoliniana dei diritti che competono alle nazioni che sorgono rispetto ai popoli che decadono, non può trovare il favore della Chiesa, onde l'adesione di certi cattolici alla politica del· governo fascista o risponde ad una speculazione contingente (e quindi anticattolica, perchè il cattolicismo deve intendersi, sopratutto, universale nella eternità), o risponde ad una concordanza di pensiero e allora a maggior ragione bisogna chiedere a costoro di decidersi fra cattolicesimo e imperialismo. Ogni cattolico che sia veramente tale e non intenda la religione come una diplomazia, non può discostare il suo patriottismo dal dettame di Seneca: « Nemo patriam quia magna est amat, sed quia sua». L'ostentazione di una romanità risorta e risorgente, tanto cara all'on. Mussolini, contrasta fortemente con tutto quanto è cattolico, e sopratutto con tutto quanto vuol essere cristiano. E non è certam~nte necessario dirne il perchè : basta osservare che cristianesimo e romanesimo classico sono termini antagonistici, assolutamente inconciliabili. Nè a conciliarli potranno mai valere le fatiche e gli atteggiamenti dell' on. Mussolini il quale, se da una parte ordina che in tutte le scuole rientri il Crocifisso (che, a dir vero, era uscito soltanto da poche aule, ed era cominciato ad uscire nei tempi del socialismo mussoliniano) e promette di onorare il Redentore anche nel.... tempio di Montecitorio, dall'altra distrugge il suo gesto, o, meglio, ne. scopre l' intenzione politica, quando conseguente alla sua teoria anticristiana della violenza e della esaltazione della forza, incoraggia l' importazione delle corride spagnuole (barbari circences, rimembranza di circhi romani), e si fa sostenitore dell' industria pugilistica italiana. BibliotecaGino Bianco
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