la critica politica - anno III - n. 10 - 25 ottobre 1923

414 LA CRITICA POLITICA E nondimeno, il principio d'una Costituente e d'un Patto fu affermato, sin dal 1848, dagl' istinti dei popoli sollevati e da solenni promesse regie. A guerra vinta, un'Assemblea italiana deciderà dei destini d'Italia >. Queste parole scriveva Mazzini per la Roma del Popolo in gennaio del 1872, poche settimane prima della sua morte. Ma il suo programma è stato presto dimenticato e fatto dimenticare. Pochi seguaci a lui devoti si trasmisero, da una generazione all'altra - solitari ·e disgraziati come fossero una sètta di puritani di fronte ai baccanali dell' Italia regia - la sua austera dottrina, le sue patriottiche doglianze e le sue profezie. Le blebi analfabete, maleducate da un socialismo d' importazione, che ignorava i nostri grandi sociologi del Risòrgimento, vennero satanicam.ente cresciute all'odio di classe· cosmopolita, come se non avessero anche una patria, e nel dispregio sistematico della dottrina mazziniana basata sulla formazione èl' una coscienza ·dei doveri e perchè dichiara inscin- , dibile l'Internazionale dalla Nazione e la questione sociale dalla questione· politica. Così derisero, colla superba idiozia dei loro funesti pastori, tutti i nostri richiami alla conquista della sovranità popolare e allo studio delle forme più idonee di popolare reggimento, con grande intima gioi.a dei Mazzarini della monarchia che alle plebi così maleducate lasciando scaltramente cadere le bricciole della torta governativa, allucinarono e ridussero i socialisti italiani- ad addomesticate confraternite di r·osicchianti destituiti d'ogni coscienza politica e d'ogni sensibilità 1norale, i quali alle prime irruzioni fasciste abbandonarono la madia e i pastori, fuggendo come topi spaventati all'apparire del gatto. Finiva e si dileguava ad un tempo il mito della monarchia socialista; contro del quale un'altra dottrina d' importazione, che a suon di rubli aveva montato le teste di tutti gli avventurieri senza patria, aveva improvvisato anche in Italia l' ubbriacatura del mito leninista. Rapida l' ascesa e ugualmente rapido fu il tramonto di quest'altro mito. La monarchia socialista oggi è la monarchia fascista; e il nuovo mito dell' uomo provvidenziale, del governo dell'Uno e delle gerarchie da lui emananti, gioverà forse coll'esperimento diuturno dei suoi 1netodi e delle sue violenze, e della sua Giustizia assente o faziosa, d' una farragginosa legislazione arbitraria fatta a beneficio esclusivo di una classe di pirati arricchitasi sulle ladrerie e sulle sventure della guerra, ed ora impazienti di guarentirsi il depredato bottino·, consolidando e perpetuando il proprio do1ninio politico - gioverà forse, diciamo, ad aprire gli occhi ai giovani illusi e inesperti e alle turbe intontite da tante amare delusioni, per farle meditare e rinsavire e ritornare alla parola semplice, paterna, non ingannevole dei nostri maestri e Profeti d'italianità e di giustizia sociale. Alla parola, sopra tutti, di Giu- . seppe Mazzini, che tutta la vita sacrificò all'Italia (ch'egli sognava però ben altrimenti rinnovata) e all'amore del Popolo, tra il quale e Dio egli non ammetteva intermediarii. Al Popolo egli aveva insegnat9 a trovare in sè stesso, nella esperienza della propria sovranità esercitata direttaBiblioteca Gino Bianco

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