la critica politica - anno III - n. 10 - 25 ottobre 1923

• 412 I LA CRITICA POLITICA • Regno, che si fonda nelle guarentigie del vivere civile .... > diceva il pro• elama di Vittorio Emanuele del 1859 7 egli veniva dunque a riconoscere la continuità dello Stato Sardo in Lombardia. Tolta tale continuità, la Lombardia sarebbe- stata, come paese di conquista, passata da un padrone ad un altro, come si compra e si vende un branco di pecore. Questi, per sommi capi, gli argomenti dell' on. Angelo Mazzoleni, il quale ricordava in proposito le dichiarazioni dell' on. Bertani alla Camera, nella tornata 19 giugno 1863, e una mozione dell'on. Raffaelle Sonzogno, che nella tornata dell'8 giugno 1870, svolgeva, fra i rumori. dei soliti bigotti della monarchia, il seguente ordine del giorno : " La Camera, memore dei diritti acquistati dalla Lombardia, da una parte del Veneto e del Piemonte, coll'atto di fusione del 1848 accettato dal Parlamento Subalpin?, conoscendo come questi diritti consuonino colle aspirazioni e i bisogni di tutta Italia; · delibera di sospendere la discussione finchè, di conformità al voto di quel Parlamento, non sia convocata una costituente sulle basi del suffragio universale, da regolarsi con apposita legge elettorale, la quale stabilisca le basi e la· forma di una nuova monarchia costituzionale ". Questo voto non implicava adunque l'abolizione della monarchia e ìnvero, la Costituente, quale assemblea libera e sovrana, deliberante intorno alle nuove istituzioni dello Stato, potrebbe decidere per la monarchia come per la repubblica. Ciò riconosceva Alberto Mario quando, discutendo coll'on. Cadenazzi intorno al Programma della Lega della Democrazia fondata da Garibaldi, scriveva (in Rivista Repubblicana del 1879): < Suffragio universale e Patto Nazionale. Questa non è repubblica, perchè potrebbe anche essere monarchia. Nella elezione dei deputati alla Costituente, la quale discuterebbe e voterebbe la Costituzione ossia il Patto Nazionale, se la maggiorità degli elettori è monarchica sarebbesi la conferma della monarchia. le ciò l'ortodossia della mozione Garibaldi, riconosciuta anche da voi. Ma oggimai, tr~nne agli oligarchi di destra o di sinistra, i quali non ammettono in ogni u_omo italiano la qualità di cittadino e nella nazione l' immanenza della sovranità, a veruno cade in mente che le ,generazioni antecedenti incatenino la volontà delle seguenti. L'Italia non è un fedecommesso di chicchessia >. - Nell'ultimo anno del regno di Umberto I il grido della Costituente, che pareva una minaccia e non era che un monito, tornò ad echeggiare . in Parlamento, lanciato dall'on. Pantano fra le tumultuose discussioni dei provvedimenti reazionari pr~posti dal ministero del generale Pelloux. Anche recentemente l'on. Chiesa Eugenio, nella sua relazione di minoranza della Commissione per la riforma elettorale, scriveva che < dopo la guerra e la unificazione nazionale, l'Italia aveva meritato col sacrificio, oltreckè in Biblioteca Gino Bianco .

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