410 LA CRITICA POLITICA coli di farla abortire, facendo dire apertamente < che nella reggia queste popolari manifestazioni si vedevano di mal occhio >. Ma la fermezza della Commissione non volle consentire a nessuna modificazione del suo pro'gramma. Giungeva la sera stessa, recata non si sa da chi, la notizia della rivoluzione di Parigi : Luigi Filippo in fuga, proclamata in Francia la repubblica l Questa voce correva tra la folla e tra i drappelli, che moveano verso la maggior piazza, dove il Re si accingeva a passare a rassegna le cittadine falangi : ( Carlo Alberto si collocava immobilmente in appartato angolo della piazza e dinanzi a lui con altissime salutazioni difilavano i n~zionali drappelli. Egli corrispondeva alle ovazioni del popolo, levandosi di tratto in tratto il cappello e chinando il capo leggermente. La sua presenza fra la pubblica esultazione pareva un ricordo delle umane vanità. In ancor verdi anni. egli aveva l'aspetto dell'età cadente. Bianca la chioma, bianca la barba, pallido il volto, infossati gli occhi, livide - le labbra, esile e scarna tutta la persona, ben più che in sembianza di re fra le acclamazioni del popolo compariva Carlo Alberto come sepolcrale fantasima fra Io strepito di notturne orgie. Dopo la rivista scioglievansi le falangi e cominciavano i lieti simposii, le popol~ri adunanze e le fraterne manifestazioni sino a che, discesa la notte, fra mille e mille accese faci compariva il carroccio. La commozione che destavasi in tutti gli animi .a quella vista nessuno avrebbe potuto immaginare. Ali' indomani si fecero a corte serii riflessi. Gli uomini del passato non potevano più dissimulare a se stessi che il subalpino commovimento non era conseguenza della galvanica agitazione di pochi faziosi, ma frutto della maturità degli eventi e della sincerità delle convinzioni. Da quel giorno il Re dovette accorgersi che non esistevano più due strade per salvare il trono, che bisognava decidersi e innoltrarsi. D'altronde, co1ne già nell'aulico Consiglio s'era espresso il conte Avet, ministro per la Grazia e Giustizia < tout le Cabinet s' étant déjà trouvé unanime dans l'appréciation de la crise politique où l'État est piacé, dès lors son opinion n'a pas changé. Il est donc d'avis qu' il faut adopter un regime constitutionnel, en conservant à la Couronne la plus large autorité compatible avee le systè,ne représentatif, en lui f aisant enfin une part digne .d'elle >. E con questo spirito vennero redatti gli articoli dello Statuto Piemontese, il quale ancora oggi, dopo settantacinque anni - e dopo e malgrado Vittorio Veneto e la pretesa rivoluzione fascista - rimane la rocca delle classi governanti e un giocattolo per distrarre, di quando in quando, con le corride delle elezioni e col teatro di .Varietà di Montecitorio, le turbe minorenni .del grande orfanotrofio italico. •Biblioteca Gino Bianco
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