la critica politica - anno III - n. 8-9 - 25 settembre 1923

NOTE E COMMENTI 395 cazione - come sulla convenienza di alcuni inasprimenti di tariffe, ma non sulla necessità e sopratutto sulla- urgenza di coprire con maggiori entrate il grosso deficit col quale si chiudono annualmente i conti finanziari dello Stato. Il compito primo di ogni governo è, allo stato delle cose, quello della restaurazione finanziaria. Ma ciò riconosciuto, non sappiamo proprio per quali alte ragioni - superiori alle necessità stesse del bilancio - il governo fascista abbia abolito addirittura una vecchia tassa, contro la quale nessuno aveva mai . levato la voce e che a nessuno poteva riuscire poco sòpportabile o gradita; abbia abolito, cioè, la tassa di successione, dentro i limiti più stretti della famiglia> fino ai fratelli e zii, e l'abbia ridotta a più lievi ali- , quote per gli altri gradi di parentela. Quali alti motivi sociali ed economici ne con~igliav~'lo l'abolizione e, sopratutto, la rendevano così urgente, perchè si facesse in un periodo di estremo bisogno finanziario? E a che giova? L'on. De Stefani probabilmente risponderà : ad incoraggiare il lavoro, l'accumulazione, il risparmio ; a rafforzare l'istituto della famiglia. Lasciamo andare l Non è davvero perchè la tassa di successione è abolita che crescerà la passione al lavoro e al risparmio l Da questo lato i risultati economici dell'abolizione saranno aswlutamente nulli. Il risultato finanziario certo sarà in una perdita di oltre 200 milioni di entrate annue per lo Stato. Un altro risultato certo sarà poi : che le classi lavoratrici - e in particolar modo quelle dei contadini che si sono già , visti colpire colla tassa sui redditi agricoli più duramente dei loro padroni - ne trarranno la persuasione che l'attuale è il governo dei signori iblioteca Gino Bianco i quali si tolgono le tasse e fanno pagare le spese ai poveri che lavorano aumentando da una parte le tasse e riducendo le paghe dall'altra. E - a parte tutto - non è proprio questo il modo migliore per preparare ed assièurare la pacificazione sociale l Per un grande Partito R.epubblicano. Significativo nel giornale Tempi Nuovi di Torino (17 agosto) un articolo nel quale l' ing. C. Olivetti sostiene la possibilità in Italia di un fortissimo partito repubblicano. < I repubblicani in Italia - egli scrive - sono in numero maggiore di quanto si creda, tanto più che un governo basato sulla finzione quale è la nostra monarchia costituzionale,. non può reggersi a lungo, ma non hanno mai potuto formare un partito che possa avere una qualche importanza divisi come sono da idee che,. pure essendo divergenti non sono assolutamente in antitesi con la forma repubblicana >. La colpa della mancanza di una forte organizzazione repubblicana lo scrittore l'attribuisce in gran parte al Partito Repubblicano stesso, al quale rimprovera di essersi immiserito < in una concezione di una repubblica settaria a cui dovevano essere ammessi solo i pochi iniziati >,. di aver subìto troppo sensibilmente < l'influenza massonica > che servì a dargli una tinta spiccatamente anticlericale e antireligiosa, di avere compreso nel proprio programma finalità che non ~i riferivano strettamente alla forma di governo e sulle quali non potevano non cadere dissensi. Senza dubbio c'è una parte di vero . in ciò che scrive l' ing. Olivetti, per quanto ci -sembri che nell'assegnazione di questa colpa e di altri demeriti sia ingiusto verso l'organizzazione repubblicana. Probabilmente egli conosce il Partito repubblicano

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