la critica politica - anno III - n. 8-9 - 25 settembre 1923

392 LA CRITICA POLITICA porre sempre più decisamente la propria dittatura sul paese e di conservarla indefinitamente, doveva finire col prevalere nella soluzione di ogni problema. Ogni soluzione di libertà è incompatibile con un regime di dittatura. Anche nel caso delle migliori intenzioni ogni riforma sarà sempre subordinata alla preoccupazione prevalente di esercitare il potere più direttamente e durabilmente. Il caso dell'Italia, coll'esperimento fascista, è precisamente questo. La ragione politica, la volontà dominatrice del partito, passa avanti tutto, ispira tutte le soluzioni e segna su esse definitivamente la propria im-. pronta. Lamentavano tutti - concordemente - il centralismo eccessivo dello Stato Italiano. Il fascismo ci conduce verso un centralismo più rigido, più assoluto. Per quello che riguarda la riforma della pubblica amministrazione le idee del governo hanno per vario tempo vagato nella maggiore incertezza. Una preoccupazione sola fu sempre - per le ragioni che abbiamo detto - vivissima: quella di tenere fortemente in pugno da Roma le amministrazioni locali. In un primo momento si pensò alla divisione regionale e fu quando per la scuola si stabilì il Provveditorato regionale in sostituzione dei provveditorati provinciali. Il governo centrale avrebbe nominato per ogni regione una specie di governatore, con poteri molto più ampi di quelli d_egli attuali prefetti. Poi si ebbe paura di dare così alimento e consistenza ad un movimento regionalista, del quale si era già riconosciuta implicitamente (è inutile ora negare) la legittimità. In un secondo momento si pensò di sopprimere l'ente Provincia passandone tutte le attribuzioni ai Consigli di Prefettura e di sopprimere tutte le BibliotecaGino Bianco rappresentanze elettive dei Comuni inferiori a 10 mila abitanti che sarebbero state sostituite dal Podestà nominato dal governo. Una specie d' investitura feudale per i quattro quinti dei Comuni d'Italia l In un terzo momento si è riflettuto, evidentemente, sulla enormità della cosa e, ritornando sui proprt passi e cercando di conciliare i propositi di decentramento con la volontà accentratrice, si è arrivati al progetto di riforma che porterà la firma dell'on. Acerbo. In che consiste la riforma? Ecco quel che l'on. Acerbo, in una comunicazione alla stampa, ci ha fatto sapere. La sottoprefettura - che da trent'anni almeno si ripeteva fosse necessario abolire cqme un impaccio burocratico ingiustificato e ingiustificabile - sarà conservata. Se ne accresceranno le 1unzioni e se ne rafforzerà l'autorità mediante molte nuove attribuzioni/ che dalla Prefettura passeranno apa Sottoprefettura. Il Prefetto avrà anch'esso poteri più ampi e maggiori e/<con altre attribuzioni decentrate dal Ministero> diventerà < il supremo prgano moderatore dei servizi dipen enti l). Le facoltà della Provincia sa anno pur esse accresciute, attribu dole servizt di cui lo Stato si vuole pogliare, in quanto non. hanno v alor~ giuridico, < senza però abbandonarti e trascurarli > e affidati per ciò < d un ente pubblico autarchico vigila o e tutelato dallo Stato stesso >. N si accresceranno infine - ciò che i porta - le facoltà dei Comuni, ma a zi si adotterà per essi < la suddivi one di un certo numero di classi . Alla idea della istituzione del P està nei piccoli Comuni si è rinu ciato - ha detto l'on. Acerbo, il eh vuol dire che ci si era seriamente pensato - stabi- •

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