IL MEZZOGIORNO E L'ACCENTRAMENTOSTATALE 389 .alla politica. Ed ecco sorgere i nuovi paladini del Parlamento, < palladio > delle libertà statutarie, < suprema guarentigia ·della Nazione>, eccetera eccetera. La Camera s} - è la loro predica di ogni giorno -, i corridoi no : come se i corridoi, secondo ben osserva Ettore Ciccotti, non prevalgano sull' aula e non ne costituiscano la realtà sostanziale. Si vaga, al solito, nel piìt completo su.perficialismo. Non è vero che negli altri Stati il Parlamento funzioni come in Italia. Solo in uno Stato ciò accade ed è la Francia, dalla quale noi abbiamo sinora avuto il torto - e ne espiamo il fio - di copiare i congegni burocratici, politici ed elettorali. Ma in primo luogo la Francia ha una educazione pariamentare diversa dalla nostra, non foss'altro perchè piìt antica; e poi bi- _ sogna seguire l'odierno movimento dell'opinione pubblica e degli scrittori politici francesi, per vedere sin dove è giunta, anche al di là delle Alpi, la esasperazione contro i sistemi parlamentari ancora di moda (1). Vi si parla -con insistenza, p. es. di nuovi Stati generali, che servano a esautorare prima, e sostituire dopo, col parlamento economico, il parlamento po- • litico. Nell'ultimo suo discorso alla Camera francese, il 15 giugno, il Presidente del Consiglio Raimondo Poincarè, per ottenere un voto di fiducia nella politica interna, ha dovuto tra l'altro impegnarsi categoricamente a presentare al più presto proposte relative alla riforma dei metodi parlamentari, alla preparazione d'una vasta riforma amministrativa, e ad una revisione parziale della Costituzione. E negli altri paesi ? Già qualche anno addietro Sidney Low (2), un dei più insigni costituzionalisti inglesi, stabiliva una netta distinzione fra democrazia e parl~mentarismo, per non attribuire alla prima fenomeni che sono peculiari per il secondo. E, dopo una dotta acutissima analisi, osservava che, sebbene gli inconvenienti del parlamentarismo sono naturalmente più gravi nei paesi in cui esso è stato importato (come per esempio, aggiungiamo noi, l'Italia), tuttavia sono ormai divenuti preoccupanti nella stessa Gran Bretagna. Tanto è vero che Lloyd George, contravvenendo alle più auguste tradizioni costituzionali inglesi, secondo le quali i membri del Governo devono esser tolti, non solo dal Parlamento, ma dal grembo del partito dominante, compose il suo Ministero di Guerra nel 1916 con elementi, non solo di partiti diversi, ma perfino estranei al Parlamento, cioè di competenti o esperti nelle varie materie: cosa che fu chiamata < una nuova costituzione> o addirittura < una rivoluzione> (3). E, per altro verso, il 3 giugno 1919 la Camera dei Comuni, a stragrande maggioranza, approvava una mozione che in termini precisi invitava il Governo a preparare un disegno di legge per la costituzione d'una serie di Parlamenti locali subordinati alla stessa Camera dei Comuni. Segni evidenti di malessere, come è chiarissimo. Tuttavia, non è possibile il più lontano paragone tra il modo come il sistema parlamentare funziona aricor oggi in Inghilterra, America, Svizzera ecc. e quello di Francia e, segnatamente, d'Italia. Vi è una differenza sostanziale ed enorme nei resultati pratici. Non ostante le deficienze lamentate - e 'che son pochissima cosa di •fronte alle nostre - non v'è legge, (1) Vedi p. es. il Figaro, 19 maggio 1923. (2) Cfr. la < Fortnlghles Rieview >, febbraio 1918. (3) Cfr. FRANCESCO RUFFINI: Guerra e riforme costituzionali. Torino-Padova, 1920.· iblioteca Gino Bianco
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