la critica politica - anno III - n. 8-9 - 25 settembre 1923

374 LA CRITICA POLITICA ufficiali congiurati impedirono questo loro tentativo. La rappresentanza Nazionale si dichiarò ad unanimità per la monarchia e per la dinastia, ed il popolo, disfatto ed annichilito dal regime personale di Obrenovic, non era disposto a nuove lotte. Bisognava perciò attendere il momento f avorevore e lasciare che il paese ed il popolo si riposassero dalle lunghe agitazioni e convulsioni politiche. Il programma del Partito Radicale Indipendente lasciò aperta la questione del regime. La sua formula programmatica: " la nazione sopra tutto e sopra tutti " indicavà però chiaramente che nessun interesse personale, di famiglia, di classe e di partito doveva esser anteposto agli interessi generali. La monarchia al primo tempo era ~opportabile, discreta, umile e mite. Sembrava che sarebbe stata capace di attuare le riforme democratiche e di evolversi politicamente. Si vide, invece, che seguiva, piano, ma ferroamemente, il cammino della vecchia monarchiaeÌ E già dopo qualche tempo mostrava di possedere e denti e unghie. Ma non si poteva cominciare la lotta contro di essa anche perchè l'indipendenza e l' unità nazionale dipendevano dalla Russia monarchica. Venuta la guerra la monarchia most~ò la sua vera faccia. Invece del regime personale esistente prima del 29 maggio si ebbe un governo oligarchico di una camarilla militare. I vecchi metodi delle congiure inventate e degli attentati falsi vennero nuovamente messi in uso. La corruzione c.ominciò a propagarsi molto rapidamente. Come la vec- · chia monarchia era con il re Milano progressista, e con l' ultimo degli Obrenovic. aveva creato anche uno speciale partito realista, cosl la nuova monarchia s'identificò coi radicali, partito senza principi definiti e dalla morale molto labile. Si ebbe una forte tendenza a far ritornare lo Stato a forme di govem.o sorpassate ed a leggi anacronistiche. In luogo di restringere le prerogative del governo, queste vennero allargate a danno dei privilegi parlamentari e dei diritti del popolo. La monarchia si dimostrò incapace d'evoluzione, nemica del progresso, mal disposta verso i grandi problemi politici e sociali, che la guerra mondiale aveva posto all'ordine del giorno, refrattaria ad ogni riforma benefica, con nostalgie reazionarie, gonfia d'egoismo. Gli interessi dinastici e monarchici vennero anteposti alla questione della unità nazionale, e cos} fu rigettato e respinto il plebiscito nazionale per la unità, annullata la sovranità della Costituente ed i deputati furono obb~igati a giurare al re prima ancora che questa avesse discusso e risolto la questione del regime. L'organizzazione repubblicana cominciò a formarsi appena compiuta la unità della nazione. Dei quattro membri del primo Comitato Centrale del Partito Radicale Indipendente - quanti erano ancora rimasti nel partito - soltanto uno passò nel Partito Democratico; il quale aveva accettato nel suo programma la dinastia e la monarchia. Gli altri tre, con un numeroso gruppo dei più giovani adei;-enti del Partito Radicale Indipendente, entrarono nel Partito Repubblicano. Essi si accordarono con i rappresentanti del giovane gruppo repubblicano, che già nel 1907 aveva costituito l'associazione "Repubblica " ed aveva tentato di pubblicare un giornale dello stesso titolo, in quell'anno e anche più tardi nel 1910, 1911 e nel 1912.Esso pubblicò, per la propaganda repubblicana, anche volumi ed opuscoli molto apprezzati. Ambedue i gruppi, il vecchio ed il giovane, s'accordarono facilmente per on Biblioteca Gino Bianco

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