la critica politica - anno III - n. 8-9 - 25 settembre 1923

358 LA CRITICA POLITICA filosofia al loro lavoro, cos) i filosofi non sanno qualche volta capacitarsi di non poter esplicare, per il più vasto orizzonte della loro veduta, una più profonda attività potitica, attuando, senza tanti mediatori, l'infinito nel finito, l'Idea nell'empirica realtà. * * * Giorgio Hegel risolveva, nelle poderose elaborazioni della sua mente, un problema originario, si può dire, della filosofia. Il problema degli opposti, il dualismo di infinito e finito, di bene e di male, di verità ed errore che, fino allora, o era stato astrattamente e impotentemente negato dalle filosofie cosidette positive, o elevato alla dignità di principio ne' sistemi del trascendente. La verità, non che essere in uno solo dei termini, in una unilaterale affermazione che non riesce a liberarsi del suo opposto, non che essere essa l'azzuffarsi incomposto dei contrari, li accoglie bene in sè, per comprenderli, come mom~nti necessari del suo processo, nella concreta unità. Se nell'un termine è l'astratta affermazione o astratta positività, nell'altro, la negazione di essa, la verità è negazione della negazione o positività assoluta, concreta affermazione. Questa è la Dialettica, la processualità dell' Idea. Da questo concetto deriviamo una teoria della storia che ci rende possibile ia completa comprensione del processo storico, altrimenti inafferrabile, come succedersi continuo di antitesi o susseguirsi anarchico e ca~tico di fatti. L'interpretazione dialettica o idealistica bandisce per sempre l'irrazionale dalla storia; quell'irrazionale che altrimenti ci si oppone togliendo a misura di giudizio punti di vista unilaterali, o preconcetti disegni. E come l'irrazionale avrebbe potuto, se davvero tale, affermarsi e attuarsi nella realtà storica? Rivoluzione e restaurazione sono egualmente necessari e insopprimibili momenti della lotta politica. La filosofia hegeliana, per questi aspetti già precorsa dal pensiero solitario di Vico, con questo profondo storicismo che conteneva ancora come gemma tra le molte scorie, si comprende come abbia portato il colpo decisivo alla sopravvivente mentalità illuministica, che sconoscendo ogni valore a tutto l'anteriore svolgimento della vita, reputava di poter ricostruire la società su nuove basi, o porle innanzi, come meta raggiungibile e definitiva, un astratto tipo ideale di organizzazione perfetta. Queste ristrette concezioni son frantumate, come da folgore, dalla formula di Hegel : il reale è razionale. I pedestri ripetitori immediati che, alla morte del maestro, sorsero a predicare il nuovo Verbo come miscuglio incomprensibile di vuote astrattezze, a tanto riuscirono da far cadere in discredito per vari decenni la filosofia tedesca. Avemmo allora il sopravvento di una delle più povere manifestazioni di pensiero, il sopravvento d' un positivismo naturalistico, agnostico o materialista 1 La democrazia (come denominazione di partiti Biblioteca Gino Bianco

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