. . 352 LA CRITICA POLITICA soli nel pericolo, appoggiare la loro petizione e per la guardia civica, utilissima nella < imminente guerra coli' Austria>, e per la cacciata dei Gesuiti,. « ch'era nel cuore di tutti>; Brofferio aderiva. A nome del Risorgimento,. parlò il Cavour, il quale, detto come i fatti genovesi considerati largamente mostravano che il governo, mutato il vecchio sistema, si trovava sprovvisto di leggi sufficienti e di forza morale, proponeva doversi non star paghi ad aderire alle richieste di Genova, ma doversi addirittura chiedere un regime costituzionale; se infatti il re ricusava, tanto voleva chiedere il meno, che il più, il quale inoltre gli avrebbe espresso il vero voto e la necessità del paese; se il re consentiva, era allora meglio, anzichè cedere parzialmente e con disdoro a un moto di piazza, cedesse in tutto, e desse vita a un regime affatto nuovo, non più responsabile delle debolezze del vecchio; la guardia civica e la cacciata dei Gesuiti, che il re da solo non accorderebbe mai, verrebbero .di soprassello. All'ardita mozione aderl primo il Brofferio, poi Roberto d'Azeglio, presidente dell'adunanza, poi Durando coi suoi e tutti li altri, meno quei della Concordia, i quali vi videro forse un tranello· del < retrogrado » Cavour per conturbare il re. Di tutto fu steso processo verbale, a cui si unl copia di , un indirizzo scritto dal Durando, e dell'uno e dell'altro fu data diretta comunicazione a Carlo Alberto, il quale, da prima male informato, si era mostrato sdegnatissimo, specialmente contro il < ribelle > Cavour. Non volle il re permettere ai giornalisti di esporgli a voce la loro domanda di costituzione, ma ormai il gran mutamento era deciso nella coscienza dei più. Conosciute le stragi milanesi, i commercianti di Torino offrivano in una supplica al re le sostanze per ogni apparecchio di guerra, e le persone per vincere o morire sotto le gloriose insegne sabaude. Per le vittorie siciliane i' Torinesi ringraziavano Dio in chiesa a dispetto dell'Arcivescovo Fronzoni; in Casale al ringraziamento intervenne il vescovo; Genova fece il ringraziamento nella c~iesa dell'Annunziata, e al sommo della porta il Bixio affiggeva epigrafe del Mameli in stile mazziniano « a Dio per la vittoria del Popolo >. La nuova della costituzione napoletana, venne in buon punto. Quelli stessi che pochi d} innanzi avevano fatto gran festa per le riforme di Ferdinando del 18 gennaio e mostrato gran dolore che non fossero bene accolte dai popoli, presagendo infortuni dove maggiori concessioni se strappassero, ora gridavano esser questo il massimo avvenimento, il colmo delle felicità italiane; e mentre applaudivano il coragg•io dei Napoletani e Siciliani, dicevano Ferdinando II non solo aver raggiunto li altri principi riformatori, ma < d'un balzo di leone sorpassati nel glorioso arringo dai fati segnato all'Italia>. Il Balbo, riguardando la costituzione di Napoli prodotto di neces8ità e da non si potere scancellare, consigliava si dovesse da ognuno, volente o no costituzione, studiare di rendere < quel secondo moto di libertà > proficuo al resto d'Italia, adoperandovi la stessa temperanza, che nel primo era valsa a congiungere tre principi nelle riforma; lo stesso scriveva al re, esortandolo a precorrere Toscana nelle vie costituzionali. Il 2 febbraio Torino si illumin.ava; la bandiera tricolore appariva per la prima volta, e numerosi drappelli levavano liete voci pel trionfo dei fratelli delle Due Sicilie, canti, inni, discorsi, grida di· viva la costituzione, speciali applausi all'ambasciatore nàpoletano, famigerato retrogrado, che pure faceva buon viso al gioco sgraBibliotecaGino Bianco fl
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==