J LO STATUTO PIEMONTESEDEL 1848 GIUDICATO DAI CONTEMPORANEI 351 < Une discussion s' ètant ouverte à l' invitation du Roi sur la forme et la nature du nouvel ordre de concessions dans lequel il était convenable d'entrer, le Comte Borelli a observé que dans les malheureuses circonstances actuelles, le réfus d'une constitution . pourrait- porter à des émeuts, à une insurrection, peut-etre à des massacres, et ensuite à ['anarchie. Qu'à son avis CONSTITUTION EST SANS DOUTE UN MALHEUR, mais qu'on est arrivé au point de choisir le moindre mal, pour en éviter de plus grands. Que si l'on arrivait à comprimer aujourd' hui une sédition, elle renaitrait plus forte après; que la majorité de la population est foncièrement bonne en Piémont, mais que les bons se retirent, et les agitateurs seuls agissent d'accord avec tous les autres associés de l' ltalie embrasée. Pue par des coups d'état ou de force, quand meme on serait assuré de la réussite, on s'exposerait peut-etre à perdre Oenes. Que l'abdication de S. M. serait le plus grand des malheurs pour le pays >. - Per comprendere le agitazioni, ossia l'ambiente pubblico, a scongiurare le minaccie del quale erano stati adunati questi sette savi dalla Maestà del Re di Sardegna, giova rileggere, fra le tante, le seguenti pagine della Storia del Gori (1); < Genova per il nuovo anno aspettava amnistia, guardia civica e diminuito il prezzo del sale; non veduto nulla di ciò, e uscito invece un re~olamento sui sensali, molto dispiaciuto, cominciò ad agitarsi fieramente, dicendosi tradita nelle sue speranze, e che il re ricominciava a tentennare e forse a dare indietro. I Genovesi se la presero principalmente coi Gesuiti, cagione di reazione e regresso, e il 14 gennaio fecero grossa dimosfrazione contro di loro, notandovisi parecchi cittadini ragguardevoli. Una supplica al re con più di ventimila firme chiese espulsa la compagnia di Gesù e istituita la guardia cittadina. Una deputazione, fra cui i marchesi Doria, Balbi, Pareto e Ricci, e li avvocati Canola e Cabella, recò a Torino la supplica. Ma il re non volle riceverla, e fece consigliare i deputati a tornarsene tosto in patria, la quale, malgrado un minaccioso bando del governatore, non quietava. Di fronte a questa rottura tra Carlo Alberto e una parte cosl cospicua e risoluta dello Stato, i liberali torinesi sommamente impensierivano, e mentre riprovavano l' intemperanza dei Genovesi, della quale il re si era giustamente adontato, eccitavano il governo a contentarne li onesti desiderii, e deploravano il troppo severo sgarbo recato alla deputazione genovese. I giorna- , listi, perchè il giudizio che recherebbero sui fatti genovesi fosse concorde e quindi più efficace sul pubblico e sull'autorità, pensarono adunarsi e concertarsi; il che fecero la sera stessa, in cui la deputazione genovese giungeva a Torino. Erano presenti quei della Concordia, quei del Risorgimento, meno Balbo malato, quei dell'Opinione, Predari per l'Antologia, Brofferio per il Messaggere. Valerio propose farsi tutti solidali ai Genovesi per non lasciarli · (1) V. AGOSTINO GoRI: Storia della Rivoluzione Italiana durante il periodo delle RtJorme (1846-14 marzo 1848). Firenze, Barbera, 1897. Biblioteca Gino Bianco
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