.. LOTTA O COLLABORAZIONE DI CLASSI 345 .salariato sono due termini inseparabili e che è fatale 11 conflitto d' interessi fra il capitale, per lo più anonimo, e le masse sempre più numerose di lavoratori indotte a solidarizzare fra loro dalla vita in comune nella stessa fabbrica e dalla comune condizione di salariati, esclusi da -0gni partecipazione alla .gestione, agli utili ed ai rischi del~' impresa, ne veniva la conseguenza necessaria che negare la lotta di classe equivale a negare il capitalismo. Ci fu infatti un tempo, venticinque o trent'anni or sono, in cui i primi democratici cristiani, spaventati dal numero sempre maggiore di reclute, che il diffondersi della grande industria assicurava al socialismo, vagheggiarono con le loro Unioni professionali il ritorno ad una forma di organizzazione economica non molto diversa dalle corporazioni artigiane del medio evo ; ed assai più recentemente, nel '19 e nel '20, molti grandi proprietari terrieri che aveano dato una forma capitalistica ad una parte almeno delle loro aziende agrarie, spaventati dalle agitazioni continue dei loro sariati, fecero un passo addietro, ritornando all'appoderamento delle terre e assegnandole a mezzadri od a piccoli fittavoli. Ma in ogni caso, qualunque sia il giudizio che si voglia dare sulla necessità dell~ lotta fra capitale e lavoro salariato, noi sappiamo che cosa esso è e quale· il fine immediato che essa si propone. La collaborazione di classe conserva invece tuttora, nonostante il gran discorrere che se ne è fatto, tutti i caratteri di una nebulosa. Se con quella frase s'intende soltanto la necessità in cui si trovano capitalisti e salariati di collaborare per l'aumento ed il miglioramento della produzione e per il buon andamento dell'impresa in cui essi sono tutti, in forma diversa, interessati, non si dice nulla di nuovo e nulla che sia in contraddizione col concetto e col fatto della lotta di classe. In qualche momento di esasperazione rivoluzionaria è avvenuto bensì che il movimento operaio di resistenza si proponesse la rovina dell'impresa in cui gli scioperanti od i ribelli trovavano lavoro : ma in tempi normali la resistenza e le pretese degli operai hanno sempre trovato un limite naturale ed insuperabile nelle possibilità di esistenza, di sviluppo e di trasformazione dell'industria. Nei paesi dove l'organizzazione operaia av~va, come in Inghilterra, una tradizione ed una esperienza secolari si era persino arrivati alla stipulazione di contratti collettivi per cui la misura del salario variava col variare dei profitti o delle perdite dell' impresa. Ma per instaurare una tale forma di collaborazione, la quale non è in fondo che una lotta di classe intelligente, non v' è alcun bisogno di parlare di un nuovo indirizzo del movimento operaio. Tutt'al più si potrebbe insistere sulla necessità di allontanare la mentalità del 1919 e del 1920, se per questo fine non fossero stati più che sufficienti la dura lezione della Russia, la crisi del 1921, e - se si vuole - la reazione violenta del 1922. rblioteca Gino Branco
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