la critica politica - anno III - n. 7 - 25 luglio 1923

VECCHIO E NUOVO REPUBBLICANISMO 299 che si presentano attualmente in veste di riformatori sociali - vanno affermando nella pratica e nella dottrina. Noi pensiamo ed aspiriamo alla Repubblica come al governo delle autonomie, delle libertà, delle indipendenze economiche. Il migliore governo - ed il più democratico in quanto dà meno possibilità al costituirsi di privilegi politici ed economici - è per noi quello che si sforza di .essere il meno governo possibile ; quello che maggiore facoltà lascia alle energie individuali e collettive di applicarsi e di affermarsi ; quello che restringe le sue funzioni a garentire la libertà dei cittadini, ad assicurarne l' indipendenza, ad amministrare la giustizia ; quello che in cui meglio si esercita la sovranità del popolo. Poche funzioni ed essenziali vogliatno riservate allo Stato : quelle sole che sono profittevoli alla totalità dei cittadini>. E ci pronunciammo per la democrazia diretta e per il sistema federale (1 ). , * * * Per gli stessi motivi per cui non ci sembrò che il problema della sovranità popolare potesse risolversi nel parla1nentarismo, ci persuademmo che il problema sòciale non avrebbe potuto trovare la sua soluzione o comunque avviarsi verso una soluzione attraverso la pratica riformista e la legislazione sociale. Nel 1912, presentando al Congresso del Partito Repubblicano che si tenne ad Ancona nel maggio di quell'anno una elaborata relazione sulla attività da noi svolta nelle lotte del lavoro e sull' indirizzo del movimento operaio (2), scrivevamo : < La insistenza con cui si è parlato di legislazione sociale, la importanza che ad essa si è voluto dare, l'interessamento che si è fatto prendere al proletariato per leggine di lieve importanza hanno spostato l'azione operaia dalle sue sicure direttive. Si crede così, oggi, più nel Parlamento e nel Governo che nella Lega. È dallo Stato che tutto si attende : nulla dalla propria forza, dalla propria attività, dalla propria iniziativa. Lo Stato è la vacca grassa alle cui mammelle tutti tendono ansiosamente le mani. < Bisogna impedire che si 1nantenga questa dorata fiducia nello Stato e nella sua azione riformatrice>. Avvertivamo, tra l'altro, che ~e conquiste di un movimento operaio che traesse la sua forza e basasse il suo sviluppo nell'intervento dello Stato e su istituzioni create dallo Stato o da questo aiutate e mantenute, non avrebbero avuto nessuna garanzia di stabilità. < Basterà che lo Stato chiuda un giorno gli sportelli delle sue casse di credito e di previdenza, o stracci le sue leggi socia~i per- (1) Del resto referendum, diritto dt tniziattva, revoca del rappresentanti, ecc. - postulati che possono ritrovarsi tutti nei programmi dimenticati della democrazia italiana e che sono nel programma del P. R. I., compilato nel 1897 - suppongono il sistema della democrazia diretta. Col sistema parlamentare o sono impossibili o praticamente inefficaci. , (2) O. ZuccARINI - C. PusACCHIA: / repubblicani nelle lotte, nell'organizzazione, per la po• litica del lavoro. Roma, 1912. iblioteca G"no Bianco

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