324 LA CRITICA POLITJéA ,I che, essendo la società in periodo normale e assestato, un ristretto gruppo di persone non riesca a trovarvi il proprio posto. È questo ~I~aso? Non lo è, ci sembra, per due .ragioni. In primo luogo perchè, all'indomani della guerra, la società italiana, per- cause generali e anche per cause specifiche ben note, non era certamente, come non è ancora, in istato di assetto. Poi perchè la massa degli " s-postati » era, in un certo senso, cos} ingente (il bolscevismo del 19-20 non è questo? non è questo anche quell'orgia d'affari della grossa borghesia, che fu un bolscevismo plutocratico, fallito come quell'altro?) che aveva poco più poco meno, travolti tutti quanti. Nel trapasso dalla guerra alla pace, tutte le classi sociali italiane hanno attraversato,. successivamente, la loro crisi di esasperazione; e per potere, quindi, stabilire che l'avanguardia fascista fu costituita da un vero e proprio " quinto stato,,, bisognerebbe provare che essa era composta di uomini che, soli o quasi, pativano di uno speciale disagio economico. Ma questo non è certo ~l ·caso. Fra i " danneggiati dalla pace ,, bisogna mettere, oltre ai piccoli borghesi che perdevano le spalline e lo stipendio, tutta la borghesia di guerra che vedeva chiudersi le casse dello Stato, e tutta quella massa operaia, che vedeva cessare il felice regime degli alti salarii, pagati emettendo ~ carta moneta e facendo debiti, e dei calmieri sui generi alimentari mantenuti a spese dei contribuenti. Messi in mezzo a tutti costoro, non può certo dirsi che i piccoli-borghesi fosse·ro, caso mai, soli a trovarsi a mal partito nel dopo-guerra, e, viceversa, non si ha nessun elemento diretto per affermare che essi proprio lo fossero. Più, molto più. che non le condizioni economiche disagiate, e, sopratutto, spostate dalla guerra, ha pesato, nel determinare il reclutamento dei primi nuclei fascisti, che fecero la loro prova a Fiume, la tradizione, vivacissima sempre, del primo interventismo della primavera del '15. Salvatorelli vede e conosce benissimo questo punto. Ma quando si è accettato di guardare le cose da questo traguardo, e, cioè, si riconosce che il fascismo del dopoguerra è il fratello, naturalmente più sviluppato, di quello di anteguerra, appare subito che il fenomeno. degenerativo del "quinto stato" vi ha una importanza molto relativa; e che, insomma,. nella ipotesi peggiore, il fascismo è bens} espressione di piccola-borghesia,. ma ne è almeno nella tradizione italiana, un esponente fisiologico. La vecchia e nota idea di Missiroli, desunta dalla critica politica repubblicana, ha, tutto sommato, una cospicua -riconferma nel nascere e nel rinascere del fascismo: questo è stato, all'origine, un risveglio e una riscossa dei medii ceti colti, che hanno preso sul terreno nazionale, una posizione· idealistica, cioè estrema, e quindi, . virtualmente, sovversiva e repubblicaneggiante. Di questa fede di battesimo non occorre dare le prove; sono. troppo note; e basterà, una per tutte, la provenienza dei maggiorenti fascisti dal sindacalismo rivoluzionario, la propugnazione della costituente, e, anche, se si vuo~e, la famosa " tendenzialità ,,.... Certo tutto ciò pare oggi• archeologia ironica e si inclina a giudicarlo come semplice bluffismo e demagogia grossolana; ma, sia permesso dirlo, questo giudizio pecca, alla sua volta, di grande grossolanità. Il vezzo comune, nato per il comodo della polemica di partito, ci fa giudicare che le espressioni abituali, declamatorie e " rettoriche ,, di un partito non siano altro che delle bugie e degli specchietti per le allodole. La verità, è invece, proprio l'opposto. In ogni par·- Biblioteca Gino Bianco •
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