la critica politica - anno III - n. 7 - 25 luglio 1923

• DAL MARX AL PROUDHON 321' Certamente cosi il Marx come il Proudhon vanno annoverati ft a i precursori, ed hanno discepoli numerosi. Non solo furono delle maggiori espressioni del loro tempo, .ma parvero gettare le forme e gli argir:ii entro cui dovessero contenersi adagiarsi e scorrere lungamente le aspirazioni e le illusioni delle moltitudini dopo di loro. Sarà sempre bene· tenere presente il pensiero, così suggestivo e fecondo; di due spiriti pure tanto diversi e raffrontarlo con le nuove circostanze e le esigenze nuove dei tempi. Se non altro come riscontro ed antidoto alla utopia medievale che copre le cupidigie più mondane sotto la maschera dello. spiritualismo. GIUSEPPE MACAGGI La divergenza profonda fra Marx e Proudhon deriva del fatto che Marx· vedeva nella fabbrica l'istituto caratteristico e fondamentale della civiltà capitalistica, mentre Proudhon attribuiva un'importanza ben superiore all'artigianato e all'economia agraria. Giudicando i fenomeni sociali da cosl divergenti· punti di vista, essi giunsero a conclusioni totalmente difformi: ogni volta che i ceti urbani e industriali abbiano nella società civile un predominio decisivo, le tesi marxiste informate a quella realtà acquistano un rilievo e una concretezza sorprendenti: quando invece la vita rurale con il suo ritmo più lento e più profondo riappare in piena luce come fondamento della società civile, il mito di Proudhon riappare. La grande guerra, che evocò sul proscenio le folle rurali chiamate a difendere nelle trincee la patria e che per la susseguita crisi industriale riportò, in prima linea i prodotti agricoli, ha contribuito potentemente al risveglio dei ceti rurllli e ha fatto tornare attuale il mito proudhoniano. Il marxismo è una dottrina maschia di lotta; irride all'umanitarismo, all'ideologia nebulosa, alla retorica. Il proudhonismo è intimamente cristiano, solidarista, umanitario: crede nella bontà, nella legge morale, nello slancio mistico. Dopo tanto clamore d'armi, dopo lof.te cosl aspre la generazione nuova deve quasi per istinto volgersi verso una concezione virgiliana della vita: all'officina incandescente di metalli e corusca di bagliori e di fumo, deve per reazione naturale pref erire la vita agreste, la bottega modesta dell'artiere, nella serenità infinita der campi e nel monotono flusso del villaggio. Siamo stanchi del grande maglio che piega l'acciaio nel fragore tempestoso della città: sentiamo l'esaurimento della corsa turbinosa dei direttissimi, delle automobili, delle tramvie elettriche, e torniamo con una nostalgia di riposo all'aratro che sommuove la terra per chiederle messi, al rozzo carro trainato dai buoi aggiogati, al vecchio colono pio e tranquillo, che non sa le nostre passioni roventi e non ha i nostri desideri infiniti e inappagabili. Il ritorno a· Proudhon è un sintomo di questa stanchezza, è un indizio di questo ricorso richiamo che dalla città fremente ci riporta alla quiete solenne dei campi: eper questo non è privo di significato. . . Diffondere la rivista, significa far conoscere le nostre idee, farle discutere, farle . apprezzare. iblioteca· Gino Bia. co

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