DOÒANE, CAROVIVERI E CAMBI 307 economisti. Egli parlò della meraviglia con cui aveva assistito fra l'aprile e il maggio ad un rialzo ingiustificato dei titoli italiani. « Questo fenomeno, egli aggiunse, noi ci siamo spiegati dopo, quando si ~ potuto comprendere che il rialzo dei titoli era provocato solo per poterli abbattere all' indomani del discorso che il ministro delle finanze doveva tenere a Milano, per isvalutare il lavoro compiuto del nostro Governo ». Non sappiamo se oggi l'on. Rossi, di fronte al continuo ed impressionante rialzo della sterlina e del dollaro, ripeterebbe l'accusa ch'esso dipenda dall'animosità della banca e della borsa contro il governo fascista ; ma è indubitato ch'egli per il primo è venuto a confessare il fallimento della politica monetaria del suo governo quando si è proposto di escogitare nuovi espedienti per combattere il caroviveri. Se oggi infatti i prezzi continuano - lentamente per fortuna ! - a salire, non si può cercarne la causa, almeno nel maggior numero dei casi, nè in una rarefazione delle merci nè in una violenta ripresa della speculazione, che ne sarebbe l' immediata conseguenza, ma unicamente od in misura massima nel movimento dei cambi, a cui corrisponde un diminuito potere di acquisto della nostra moneta. Del peggioramento dei cambi su Londra, su New York, su Zurigo i numerosi comunicati ufficiali ed ufficiosi assegnano come causa principale il precipizio spaventoso del marco tedesco, ed hanno ragione ; ma si dimenticano di spiegarci perchè mai, in questo peggioramento, l' Italia debba trovarsi sulla stessa linea della Francia e del Belgio e debba anzi molte volte precederle. Che l' Inghilterra e gli Stati Uniti, o per essere più esatti che i banchieri inglesi ed americani non abbiano fiducia nelle valute dell'Europa. continentale è cosa perfettamente logica. Ma quei banchieri sanno fare, anche fra Stato e Stato del continente europeo, le loro distinzioni ; e se in Italia la situazione finanziaria, la pacificazione interna, l'autorità dello Stato, i rapporti internazionali fossero così radicalmente migliorati come ci vien decantato tutti i giorni, quei banchieri avveduti, i quali non hanno l'abitudine di cedere a sentimentalismi ed a simpatie, dovrebbero preferire la lira italiana in confronto del franco belga e francese, minacciati dalla disastrosa avventura della Ruhr, che ha aperto nei bilanci dei due Stati delle falle spaventose e li espone a pericoli enormemente . ' . ptu gravi. In realtà rialzo dei prezzi ed inasprimento dei cambi, oltre che da cause ,generali comuni a tutta l'Europa, dipendono anche da tutto ciò che permane di oscuro, di ambiguo, di oscillante in tutta la nostra politica. Come in materia do- .ganale ed in generale in tutta la politica economica si passa dalle affermazioni e dai tentativi liberistici alle forme più viete d' intervenzionismo, come in poli- • tica finanziaria alle economie più dolorose si contrappongono spese nuove da gran signori, così in politica interna le affermazioni di ritorno ali' ordine, alla pace, alla libertà disciplinata sono ogni giorno contraddette dalle denuncie di congiure e complotti e dalle minaccie di nuove violenze; ed in politica estera accanto alle dichiarazioni ufficiali di rispetto ai trattati, di ferma volontà di pace, di collaborazione volonterosa per la ricostruzione europea, si rinnovano ad ogni passo le affermazioni d' imperialismo e le minaccie sorde od aperte contro i vicini d'Oriente. Cambi e prezzi, politica doganale, politica interna e politica estera sono tutti fenomeni strettamente connessi fra loro e che non si possono separare. Quando in materia doganale si esige che l'esempio della diminuzione delle tariffe \ I Biblioteca Girio Bianco I
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