r DOGANE, CAROVIVERI E CAMBI 305. migliaia di operai per tenere fede al loro credo economico, o per ispirito regio- ~alista o per la convinziope che l'Italia sia destinata a restare in eterno un paese agricolo. Per conto loro i difensori della tariffa, meno pochissimi, seguitano a dichiararsi liberisti in teoria, ma decisi a conservare temporaneamente un minimo di protezione a tutte le industrie che son µiinacciate di rovina. In questo modo di ragionare c'è un semplice rovesciamento della ver!tà. In realtà nel nostro paese abbiamo avuto una prima tariffa timidamente protezionista nel 1878 per salvare le industrie nascenti; una seconda tariffa fortemente inasprita, ed estesa anche a molti prodotti agrart, nel 1887; e finalmente nel 1921 una terza tariffa che per tutte le voci comprese in quella del '87 raddoppia, iri media, il livello dei dazi calcolati in oro, e lo moltiplica per otto o per nove, se si fa il computo in lire carta; aggiunge parecchie centinaie di voci nuove . con dazi che in molti casi raggiungono e superano il valore della merce ; e quasi ciò non bastasse, trova due anni dopo una commissione parlamentare che propone, accanto a qualche riduzione, nuovi e sensibili inasprimenti. È il vero assalto alla diligenza a cui partecipano non solo le grandi industrie che impiegano le decine e le centinaia di migliaia di operai; ma anche le industrie più minuscole, anche singole fabbriche, che ottengono, invocando il , mito dell' indipendenza economica, di porre a contributo l' intera nazione in vantaggio di una sola persona o di una sola società di pochissimi capitalisti. È contro questo arrembaggio, per cui un qualunque speculatore sballato si crede in diritto di vivere alle spalle della nazione, che insorgono i pochi liberisti sinceri, i quali non si sognano affatto di chiedere l'applicazione immediata e totale dei loro ·principi economici, non vogliono la rovina di alcuna delle grandi industrie, ma vogliono soltanto che non si creino nuovi parassitismi, che non si soffochino le attività sane e vitali, non solo dell'agricoltura, ma della stessa industria, -per difendere le imprese fallite o destinate al fallimento sicuro; e vogliono sopratutto che si crei nel campo della produzione industriale un senso di dignità, d' indipendenza, di responsabilità, per cui chi affronta il rischio di un' impresa sappia di dover contare esclusivamente o principalmente sulle proprie forze. Ma quello che sopratutto è strano e doloroso è il vedere schierarsi contro questi principi il n1inistro di un governo il quale aveva suscitato le speranze di moltissimi giovani appunto per le sue dichiarazioni contro gli int~rventi, i salvataggi sistematici, i monopoli, i parassitismi; ed oggi invece si colloca decisamente, se non apertamente, tra i fautori di tutti i vecchi e condannati sistemi. Del resto la situazione contraddittoria in cui il governo ed in particolare il ministro del commercio son venuti a collocarsi si è manifestata subito nel tentativo di imprendere una nuova campagna per combattere il cosidetto caroviveri. Per fortuna il tentativo - per ora almeno ·- è finito bene ; si è rinunciato ad ogni idea di calmieri o di altri interventi coercitivi, e si è limitata l'azione del governo alla riduzione o soppressione di alcuni dazi su derrate alimentari, alla promessa di miglioramenti ed agevolazioni nei tra~porti, e di promuovere una migliore organizzazione dei mercati nelle grandi città. Ma se il dramma è stato per ora a fine lieto, non è provato che le intenzioni del ministro fossero cosi innocue, dato che egli, nel suo discorso alla Camera, aveva dichiarato che « bisoBiblioteca· Gin0 . ,anco
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