.304 LA CRITICA POLITICA allo sfruttamento delle nostre poche e povere miniere. Si tratta dunque di trovare un sistema che permetta di continuare questo sfruttamento in proporzioni tali da non distruggere in pochi anni le nostre ultime riserve di ferro, e che permetta di produrre in casa nostra quel quantitativo minimo di ghisa che basti a non lasciarci del tutto impreparati iri caso di guerra ed a difenderci dalla jugulazione di un possibile trust della grande siderurgia straniera. Data « la potenzialità e la consistenza finora conosciuta delle nostre miniere » si tratterebbe di assicurare una produzione annua da l 00.000 a 200.000 tonnellate di ghisa. Per raggiungere uno scopo così limitato, di cui l'industria. libera si proclama incapace, sarebbe forse preferibile una industria di Stato, oppure una industria privata, sussidiata e controllata dallo Stato ; ma se non si vuol giungere a queste forme troppo sospettate, si può accogliere, come un male minore, anche il sistema dei premi, purchè si trovi il mezzo di evitare che l'industriale, dopo essersi intascato il sussidio, si lasci assorbire dal trust di cui si vuole evit~re il monopolio. Ma in ogni caso, industria di Stato, industria controllata, o industria premiata, qualunque mezzo si voglia adottare per sostituire l'attuale dazio sulla ghisa, deve servire a rompere la catena di dazi spaventosamente alti, che finora han trovato in esso la loro massima giustificazione. Se in passato molti rami dell' industria metallurgica e meccanica han potuto dimostrare di essere state sacrificate dalla protezione concessa alla siderurgia di prima lavorazione, oggi quella dimostrazione non potrebbe ripetersi. Tutte quelle industrie, dalle maggiori alle minime son riuscite ad ottenere una protezione cosi alta, che supera in moltissimi casi il liveilo della tariffa massima francese e si avvicina e talvolta è superiore al prezzo del prodotto, come è il caso, per citare un solo esempio, delle locomotive ferroviarie, che dovrebbero pagare la bellezza di 2500 lire di dazio per tonnellata. Se dunque l'adozione del sistema dei premi di produzione per la ghisa dovrà, com'è logico e necessario, portare ad una revisione di tutti i dazi sugli altri prodotti che si valgono di quella materia prima, è evidente che da quel provvedimento in apparenza modesto deriverà una vera e propria rivoluzione di tutto il sistema doganale, e che il bell'edificio costruito con tante cure rischierà di essere d' un tratto sn1antellato. * * * Si spiega in tal modo come la proposta, che lo stesso ministro dell' indu- ·stria avea dapprima tentato di eludere, si sia poi coperta con una unanimità, che ha tutto il carattere, nella benevola intenzione di molti convertiti, di un funerale di prima classe, e come si sia poi sferrata da parte della Confederazione del1' Industria una violenta controffensiva contro i più tenaci assertori del libero scambio, che potessero prendere sul serio il voto della Camera e pretenderne la piena e logica attuazione. In questa controffensiva, trascurando le suscettibilità personali che forse si sono esagerate ad arte, si ripete e si accentua lo stesso giuoco, di cui già si era abusato durante la discussione parlamentare nei discorsi dei difensori della tariffa del giugno 1921 ed in quello dello stesso ministro del commercio. Si rappresentano cioè gli oppositori ed i critici della tariffa come dei dottrinari del liberismo assoluto, che dimenticano le necessità contingenti del nostro paese e vogliono la rovina dell'industri~ e la disoccupazione di parecchie centinaia di Biblioteca Gino Sianco J
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