• LA RIFORMA ELETTORALE DEL GOVE~NO 253 mero dei deputati da eleggersi in ogni· c1rcoscnz1one, così almeno un sesto dei posti resterebbe a ripartire tra le liste di minoranza. Queste le linee essenziali della riforma. Passiamo ora a fare alcuni rilievi. Schematicamente. 1 • 1 °) La riforma elettorale che sta per adottarsi è un espediente del Governo di Mussolini per conservare quasi stabilmente il potere. È però anche un ulteriore sviluppo di quel processo di accentramento statale che il fascismo - contrariamente alle sue premesse e smentendo le affermazioni fatte subito dopo la sua marcia di Roma - sembra destinato a portare con grande rapidità al punto di saturazione. La volontà dittatoriale di Mussolini si concilia con le esigenze di governo di uno Stato accentrato : cioè poteri ristretti, stabili, autoritari. Donde il progetto il quale segue esattamente la logica centralista. Dove unica è la legge, anica la finanza, unica l'amministrazione, si doveva arrivare al Collegio elettorale unico. Il fascismo non fa che portare questa logica fino alle ultime conseguenze : nel sistema elettorale e nella costituzione del governo. L'antitesi tra accentramento e democrazia si pone _così nettamente. Ma i democratici non lo hanno ancora capito! 2°) I partiti organizzati nazionalmente sono in massima favorevoli al collegio unico. Ciò è molto naturale. In ogni paese l'organizzazione dei partiti finisce col modellarsi sul sistema dell'organizzazione dello Stato. E segue la stessa evoluzione. Anche nei partiti che partono da premesse democratiche la tendenza è a trasformarsi in organismi oligarchici, fortemente accentrati e burocratizzati. Il collegio unico valorizza indubbiamente i partiti e in quanto accresce il loro potere, la loro influenza (relativa sempre) nel paese, offrendo la possibilità di guidare dal centro la lotta elettorale, di decidere della scelta di coloro che -dovranno essere eletti e di disciplinare la loro condotta, non può non essere dai partiti ritenuto come un perfezionamento ed un mezzo di progress'o nell'educazione politica del paese. La centralizzazione antidemocratica è per alcuni partiti di masse (partito socialista e partito popolare, questo fautore del decentramento tra l'altro) una necessità tattica per raggiungere più facilmente fini democratici. È possibile dimostrare che l'essenza oligarchica dell'organizzazione determinerà sempre una politica oligarchica. 3°) Il primo risultato della riforma sarà quello di separare definitivamente il paese dagli organi del suo governo. Il Parlamento non era già l'espressione dell'anima, dei sentimenti e, più, degli interessi della Nazione. Col, nuovo sistema ne sarà addirittura la contraffazione. Non rappresenterà la Nazione nella divisione, nella varietà e nella difformità degli interessi e nemmeno nella sua divisione in partiti politici. Per ora i partiti organizzati rappresentano solo una minoranza trascurabile della popolazione. Il partito socialista, partito di masse, nel periodo del suo maggiore sviluppo, quando sembrava prossimo in Italia il trionfo del bolscevismo, non contava molto di più di 200 mila tesserati ! 4°) La rappresentanza parlamentare di do"mani non potrà, in nessun modo, riuscire per· i suoi due terzi diversa da quell_a che l'avrà voluta la dittatura del Presidente del Consiglio e forse non solamente per i due terzi. Si sa quali e quanti mezzi il Governo abbia per fare le elezioni. Non ricordiamo che si sia dato il caso, in Italia, di un Governo che facendo le elezioni ne sia uscito nettamente battuto. Mussolini, è evidente, non pensa di correre tale pericolo. Se le elezioni politiche si faranno poi nel modo con cui sono state fatte e si fanno Biblio .eca Gino Bianco
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