la critica politica - anno III - n. 6 - 25 giugno 1923

LA SITUAZIONE FINANZIARIA 249 proprio per avere una dichiarazione ufficiale, che non venne. E se, dei due corni del dilemma, mi attenni al secondo, anzichè al primo, fu per queste tre considerazioni : 1 °) perchè non posso ritenere che un uomo come l'on. De' Stefani, parlando in pubblico, abbia preso pei suoi cal- -coli un punto di partenza del tutto arbitrario, solo per far figurare un miglioramento più grande del reale ; 2°) perchè la dizione dell'Allegato n. 112 (pag. 210 in fondo) conferma questa ipotesi, non certo sfavorevole ·al Ministro; 3°) perchè può trattarsi di sopravvenienze passive (non sappiamo quali siano) che si prestavano al loro passaggio nei residui, sistema non nuovo nella storia dei bilanci italiani. Ed in tal caso il Ministro era e resta giustificato a partire dai 4000 milioni, ed a calcolare il < disàvanzo effettivo > in 2717 milioni ; precisamente per la stessa ragione, per cui è giustificato < contabilmente > nel dichiarare un < disavanzo reale> di 1287 milioni, avendo portato 1424 milioni del disavanzo effettivo nel < movimento capitali>, mediante 1' operazione del debito per il risarcimento ai danneggiati di guerra. Siccome però io voglio invece misurare, come disavanzo, il peggioramento nel patrimonio dello Stato, devo tener conto anche dei 413 milioni - siano essi caricati sui residui passivi, o sul bilancio dell'esercizio in corso - ed in tal caso abbiamo : disavanzo effettivo enunciato . sopravvenienza passiva . . . . . • • . . • • • • . . • • nuove sopravvenienze passive. . . . . . . minor economia della prevista . . . . . . minore entrata sul previsto. . . . . . . . TOTALE DISAVANZO PRESUMIBILE. 2616 m~lioni 100 > 413 78 700 > > > 3907 milioni. Del resto, come abbiamo già visto, computando i 300 1nilioni di debito per costruzioni ferroviarie, anche senza questi 413 milioni siamo già di fronte ad un disavanzo effettivo di 3794 milioni. IV. - Il problema fondamentale della nostra finanza oggi è duplice: l 0 ) migliore accertamento delle fonti di entrata; 2°) riduzione delle spese. Anche in questo campo il fascismo, salendo al potere, trovava i principt di condotta chiaramente tracciati da quel gruppo di economisti liberali e liberisti, i quali, con opera ostinata, da anni andavano comf?attendo contro la legislazione finanziaria di guerra: ed a favore di una riforma nello accertamento dei tributi diretti (di cui la gran linea resta tracciata nei progetti Meda-Tedesco-Soleri) ed avevano impresso nella opinione pubblica il concetto che la tassazione oramai è giunta in Italia, come aliquot~, ad altezze stravaganti, sicchè il miglioramento del bilancio risiede in gran parte nel riordinamento amministrativo, con conseguente riduzione delle spese pubbliche. • • iblioteca Gino 81. neo '

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