la critica politica - anno III - n. 6 - 25 giugno 1923

290 LA CRITICA POLITICA RECENSIONI NoRMAN ANGEL: // Britain Is to Live. G. P. Putnam' s Sons., London. Norman Angel ha il dono di semplificare i problemi economici, ponendo chiaramente in luce gli aspetti politici di essi. Nell'opuscolo che segnaliamo l'A. denuncia senz'altro la necessità per l'Inghilterra, e per tutti gli altri Stati industriali, di attuare una specie di internazionalismo economico, che consenta ai traffici di espandersi liberamente, non più urtati dagli ostacoli artificiali delle frontiere. Scarta decisamente la ipotesi di una soluzione imperiale del problema (< il Canadà e l'Australia stan divenendo competitori dell'industria Britannica · in misura assai maggiore della Russia e dei Balcani, paesi ancora ad economia agraria >) ; denuncia l'assurdo che è implicito nei sistemi protezionisti; e rileva, infine, il progresso compiuto dalla scienza economica nei quattordici anni che ci separano dalla prima apparizione della sua < Grande illusione>. (< È qualcosa che somiglia al miracolo. Dieci anni fa nessun economista avrebbe ammesso quel che poi s'è verificato: la impossibilità di arrivare ad una vittoria schiacciante, che C()nsentisse una leva a fo.ndo di tutte le ricchezze del vinto,. E più oltre: <l'Inghilterra si trova di fronte al dilemma : fame o emigrazione. Ed esso sta n ad imporre un immediato e radicale cambiamento d'orientamento politico>). N. A. se si fa eccezione del temporaneo bagno di fede nel vacuo del liberalismo wilsoniano, può davvero considerarsi, anche nell'economia, un profeta. CHARLES F. MASTERMAN: England after War, Hodder e Stonghton, London. Lo studio del Masterman fa pensare al pessimismo nittiano della < Decadenza dell' Europa> o alle note ipotesi catastrofiche di ferrero. La sua indagine, però, si volge alJa sola Inghilterra. L'A. è dell'opinione che nessun problema sia stato risolto pe,1 suo Paese dalla guerra, che non è riescita neppure a nobilitare una sola giusta causa. Quattordici o quindici anni fa, il Masterman aveva già studiato le condizioni della sua Inghilterra. Avvicinando la visione di allora con quella odierna, egli afferma che tutto quel mondo s'è annullato nella più grande catastrofe secolare che abbia tormentato il genere umano, dalla caduta di Roma in poi. A parte l'arbitrio che è implicito in alcune generalizzazioni, non si può disconoscere che non poche analisi particolari dell'autore siano state condotte con occhio sicuro e con vivo senso della realtà. N. Biblioteca Gfno ·Bianco FRANCESCO N ITTI : La decadenza dell'Europa (Le vie della ricostruzione). Firenze, R. Bemporad e figlio Editori. - L. 15. Questo libro del Nitti non ha avuto in Italia e, per quel che sappiamo, nemmeno ali' estero il successo dell7altro che l'ha preceduto: l'Europa senza pace. Fu finito di stampare proprio quando i fascisti compivano la loro marcia su Roma e fu messo in vendita , timidamente, solo qualche tempo dopo. Colla vittoria fascista gli è venuto a mancare sul momento uno degli scopi per i quali venne scritto: quello di influire in modo positivo nell'orientamento della politica estera del nostro paese. Si potrà osservare che l'on. Nitti si è proposto di esercitare una più vasta influenza su tutta la politica europea, e che appunto per ciò il libro fu stampato, contemporaneamente nelle lingue più di verse. Verissimo, ma per un orientamento diverso a determinare il quale avrebbe dovuto contribuire particolarmente l'Italia con un governo diretto da F. Nitti. Oggi invece il governo è fascista e al timone della nostra politica estera c'è la volontà .... imperiale di Benito Mussolini. L'opinione del signor Nitti sarà sempre tenuta per rispettabile all'estero, ma resta l'opinione del signor Nitti della quale le diplomazie degli Stati di Europa non hanno motivo di compiacersi o di preoccuparsi eccessivamente. Spoglio del singolare interesse e del valore che poteva conferirgli la posizione politica di prim'ordine del suo autore, di questo volume non resta che il valore intrinseco. Non diremo che il valore sia scarso. Critiche e rilievi sui trattati coi quali la pace è stata fatta come un modo di continuare la guerra, sulla società della nazioni, sul crescere degli armamenti, sulle relazioni tra i popoli di Europa, sono ben fondate. Nessuno potrebbe seriamente contestare all'on. Nitti che in Europa le insolidarietà tra i popoli invece di sanarsi si sono fatte e si fanno maggiori e più gravi, che lo spirito della violenza si diffonde, che gli armamenti crescono così che oggi vi sono più uomini sotto le armi che alla vigilia della guerra, che il disordine finanziario e il disavanzo sono un fenomeno generale di tutti gli Stati, che nuove guerre fermentano e che per ciò l'Europa è avviata a prossirtla e sicura decadenza economica e morale se non ritroverà presto la sua pace, se vincitori e vinti non si pacificheranno, se gli Stati non si daranno un assetto stabile e non rinunzieranno ad armarsi e a spogliarsi a vicenda. La bontà di questa tesi fondamentale è però guasta dallo spirito che si sente alitare in tutto il volume. È troppo evidente nell'autore la ten-

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