, 282 LA CRITICA POLITICA Il sostituirsi di una cooperazione interamente libera a una cooperazione forzata non avviene facilmente. L'~ffiatamento stesso tra operai appartenenti a uno stesso gruppo avviene tanto più difficilmente quanto più il gruppo è numeroso. Un fatto dimostrato a proposito dei lavori colletti vi eseguiti da squadre nelle industrie metallurgiche è che i risultati sono tanto migliori quanto sono meno numerosi gli associati. Siccome il salario di ciascuno dei componenti il gruppo è determinato dal risultato del lavoro comune, < i membri meno industriosi di un gruppo esteso lasciano ai loro ·compagni più bravi la cura di spiegare una energia .particolare, e questi d'altra parte non èlanno tutta la forza di cui sono· capaci, sapendo che il loro zelo rischia di essere neutralizzato dalla pigrizia degli altri > (Schloss). Le più ingegnose forme di remunerazione adottate dall' imprendi.tore non servono in questi casi a stimolare l'attività degli operai, a eccitarli ad una maggiore produzione: non sentendo vivamente un loro legame con i compagni di lavoro, non si verifica tra essi una emulazione efficace: il _ beneficio dello sforzo individuale si ripartisce su una massa troppo numerosa, perchè quella parte che essi ne toccheranno appaia compenso sufficiente allo sforzo. Riesce ancora più difficile agli operai attuar.e nella squadra un vero lavoro cooperativo, contrattando, come gruppo, il prezzo del lavoro da eseguire e organizzando essi stessi la distribuzione del lavoro fra i i:nembri del gruppo. Malgrado la scarsa simpatia che hanno gli operai per il contratto di accomandita e per tutte quelle forme di lavoro collettivo, in cui le relazioni fra i membri del gruppo sono determinate da una volontà estranea, non sono molto numerosi i casi, in cui siano riusciti ad attuare un lavoro cooperativo, eliminando la necessità di una volontà estranea organizzatrice. L'esperimento più fortunato e più noto di una autonoma organizzazione del lavoro è quello delle sqlladre sindacali dei tipografi parigini, che ha richia,nato l'attenzione di molti studiosi, i quali concordano nel rilevare che queste squadre forniscono un lavoro migliore sotto ogni aspetto di quello di operai liberamente scelti dall'imprenditore: 1na il successo dei tipografi è reso possibile dal fatto che nel loro caso, la organizzazione del lavoro si presenta molto poco complessa. , Se riesce difficile organizzare in 1nodo autonomo il lavoro di una squadra, tanto più grave si presenta la difficoltà, quando non si tratti più di coordinare le attività individuali entro il gruppo, bensl le attività dei gruppi entro la fabbrica. Benchè lo sviluppo dell'industria porti, specialmente in alcune, come conseguenza che l'operaio passi da una funzione quasi passiva nella produzione a una funzione attiva, solo a operai, i quali abbiano vivo il senso dell'opposizione al regime gerarchico della fabbrica e si sforzino di comprenderne l'organismo ed averne la piena intelligenza, sarà possibile giungere a sostituire a una coordinazione determinata da una volontà estranea agli operai, una coordinazione, che sia effetto della volontà stessa degli operai. Le organizzazioni, che diano ai lavoratori della fabbrica la coscienza precisa della necessità di questo sforzo di educazione, renderanno forse possibile la trasformazione. Il movimento· sindacale in Italia non è riuscito ad elevarsi a quest'alta concezione: il movimento dei !' consigli ,, che vi tendeva è rimasto soffocato dalla crisi economica del d~po guerra BibHotecaGino Bianco
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