la critica politica - anno III - n. 6 - 25 giugno 1923

DALLA TREGUA DI VERSAILLES ALL'OCCUPAZIONE DELLA RUHR 275 fondamente studiati, benchè la mate~ia sia straordinariamente complessa ed arida, e priva di allettamenti sentimentali. I trattati sono come i rintocchi nell'orologio, che di quarto in -quarto d'ora ci richiamano al tempo che fugge e al programma che noi abbiamo prefisso al nostro operare appena desti. Accompagnare i trattati, come lo Spellanzon ha fatto per quello di Versailles, nel loro svolgimento successivo non disgiungendoli dall'ambiente politico-sociale che li ha prodotti, vedere di quali cause essi furono il necessario effetto e di quali effetti, alla loro volta, furono cause ; studiare il nesso logico che uno all'altro li congiunge, e sopratutto tentar di cogliere le cagioni aJla loro efficacia, della loro durata e prevederne lo scioglimento, insomma studiarli nella loro intima filosofia, risponde all'indirizzo moderno della storia. Che è poi quello che iJ Saffi sintetizzava nelle memorabili parole : " La ragione dell'età 'che sorge dinanzi a noi intende a integrare la vita autonoma dei singoli individui, delle particolari comunità e delle nazioni nell'ordinamento elettivo delle loro funzioni sociali, secondo l'obietto e la competenza propria di graduati uffici di queste ,,. ANTONIO MONTI LA LIBERTÀNON È UN'ILLUSIONE L'esperimento fascista interessa anche all'estero. Le affermazioni antiliberali dell'on. Mussolini sono state molto discusse. Ecco come uno· scrit- , tore inglese, F. A. Spender, ne scrive nella< Westminster Gazette > di Londra: < La credenza che la libertà sia un'illusione non può mai essere applicata solo per gli affari interni; se giustifica un dittatore nell'imporre la sua volontà ai suoi compatriotti gius'tifica ugualmente una nazione nell'asservire un'altra nazione: e, proprio come un dittatore può essere persuaso di perseguire gli interessi più alti dei suoi compatriotti col privarli della . loro libertà, cos} una nazione conquistatrice può essere. persùasa di fare il più grande regalo ad altre nazioni coll'estinguere la loro indipendenza. Senza far teorie sulla libertà, io penso che vi è sufficiente esperienza nel mondo per provare che gli statisti che nutrono tali idee generalmente vanno incontro a disastri. Se si prende sul serio ciò che Mussolini dice sui suoi compatriotti, si è obbligati, o a considerare loro_ alla sua valutazione apparentemente bassa, o a· considerare lui come un cinico avventuriero. Il desiderio dell~ propria libertà è comune ali' intera specie umana ... Penso che si può fidare sul popolo italiano per insegnare all'on. Mussolini queste verità elementari, e frattanto noi non abbiamo bisogno di prenderlo troppo sul serio. Evidentemente egli è ancora nell'età della giovinezza e dell'inesperienza >. L'on. Mussolini farà bene a meditare per queste considerazioni dello scrittore inglese le quali, almeno, sono disinteressate. BibliotecaGino Bianco I

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