la critica politica - anno III - n. 6 - 25 giugno 1923

270 LA CRITICA POLITICA lo nelle vicende nazionali. Che per questa profonda rieducazione, più del pane è necessaria la libertà, libertà politica così come ·libertà economica: e guai se i contadini ed i pastori continueranno ad essere gl' inconsapevoli scherani delle classi don1inanti italiane. Libertà sarda, che non può dunque realizzarsi senza la libertà italiana. Chateaubriand, nelle sue Memoires d' outre tombe, scriveva così del tempo in cui la potenza di Napoleone era in auge : < La moda è oggi di accogliere la libertà con un riso sardonico, di considerarla come il vecchiume caduto in disuso con l'onore. Io non sono punto alla 1noda;' pens·o che senza la libertà non v; ha nulla nel mondo. Essa dà valore alla vita; dovessi restar l' ultimo a difenderla, non cesserò dal proclamare i suoi diritti ». Ed a proposito dei benefizi ~he si attribuivano al regime imperiale in confronto coi disordini della repubblica, scriveva ancora, testualmente : < Cela ne me suffit pas, à moi; je ne rp'abaisserai point à cacher rna nation derrièr~ Bonaparte ; il n'a pas fait la France, la France l'a fait ». E si trattava di Napoleone! Il Partito sardo d'azione è il solo che mantiene le schiere dei contadini ~ pastori di Sardegna in fervido contatto con la vita nazionale. In nome della libertà. C. D'ORISTANO STRASCICO DI COSE DEL FASCISMO TORINESE Il sig. Piero Belli ci manda da Torino un'altra lunga lettera. Ci dispiace, ma non possiamo seguirlo dove egli vorrebbe. Anche per il carattere della nostra pubblicazione. Siccome poi sui casi della sua vita, ai quali il nostro collaboratore torinese intese riferirsi nel fare il suo nome parlando delle cose del fascismo locale, egli ci rimette il verbale <lei Giury costituito per giudi- ,care di una eccezione d'indegnità sollevata contro di lui dal sig. Pirazzoli del Popolo d'Italia~ così riproduciamo la parte di esso che si riferisce a tale eccezione. Ecco dunque quanto, in data 7 febbraio 1923, dice il Giury composto dai signori I. Cappa, F. T. Marinetti e A. Banfi. ,< È stata mossa accusa in polemiche giornalistiche al signor Piero Pelli, che, essendo egli pubblicista in Fiume prima della guerra europea, abbia mancato ali' onore riferendo ai danni di un suo collega giornalista regnicolo il quale, per servire l'Italia si sarebbe posto in condizione di essere condannato, come fu, dal Tribunale Ungherese Fiumano. < II Giurì ha esaminato I.e polemiche giornalistiche e i documenti dai quali l'accusa avrebbe dovuto essere comprovata. < Essi ci ripor.tano ad un periodo difficile e doloroso del giornalismo italiano in Fiume, quando le insidie e le oppressioni del Governo ungherese e le contese dei partiti locali duramente alteravano i rapporti di solidarietà fra quanti esercitavano opera giornalistica nella città gloriosa e cara agli italiani. Sulle passioni e sui rancori di quel tempo non equo sarebbe porfare indagine in sede di Giuri d'onore per un apprezzamento politico. <All'infuori di ciò la parte avversa al Belli ha offerta a documentazione i costituti di un processo, svoltosi in Fiume prim_a del 1914, nel quale il Belli stesso, che anche da sua_ parte li invoca a prova difensiva, dichiara di esser stato teste non volontario e con suo grave rischio. E. tale fu. < Nè risultando da quei documenti che egli abbia propalato circostanze false od ignote all' autorità inquirente ed obliquamente aggravata la sorte del giudicabile, si esclude che sia stata data la prova aver egli compiuto atti di delazione. L'eccezione di indegnità, di cui nel verbale cavalleresco il 12 agosto 1921 deve quindi cadere>. / BibliotecaGino Bianco

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