... 258 LA CRITICA POLITICA Per due mesi, dall'entrata del Duce a Napoli, sino alla pubblicazione del decreto sui fitti, anche il fasèismo godette il favore popolare. Tutti erano rimasti entusiasti di Mussolini, in uniforme da pazzariello, con la sciarpa policroma di Capopartito a tracolla, accompagnato da tanti bravi ragazzi in camicia nera, che gridavano ad intervalli alalà, ed erano preceduti e seguiti da fragorose bande musicali. Per completare la · festa c'era persino la cavalleria pugliese di Caradonna. Se Mussolini avesse anticipato il colpo di stat~ di qualche settimana, in modo da farlo concidere con la festa di Piedigrotta, e vi avesse condotto tutti i suoi militi in parata, ripetendo il gesto di Garibaldi, forse · il . favore popolare avrebbe piantato più salde radici. Ac1 ogni modo, a colpo riuscito, una delle città più entusiasticamente fasciste fu Napoli, ed i pianini, tutti sfarzosamenti addobbati con grandi ritratti a colori _ del Duce, che faceva 'a faccia feroce, lanci aro no ininterrottamente ai venti, nelle vie popolari, le gaie note di Giovinezza. * * * A Napoli, il fascismo, come del resto in tutta Italia, aveva covato le sue uova sotto le retoriche screziate pi urne del dannunzianesimo, movimento di piccola borghesia sanguinante dalla guerra, avvilita dalla miseria dei redditi fissi quasi invariati e dal caroviveri sempre crescente, feroce nemica del proletariato ~d alti salari. Anche a Napoli, città di plebe, di artigiani e di esercenti, s'era f ormato un proletariato nell'ambiente artificiale della guerra. I cantieri, le fabbriche di munizioni e di materiale d'equipaggiamento, avevano assor- .bito molta mano d'opera non qualificata. Situazione precaria che doveva ben presto crollare, ma che facevano ritenere stabile le illusioni dell'ora. Scioperi continui nei servizi pubblici, richieste di nuovi aumenti di salario, avevano creato una organizzazione sindacale, presso la Camera Confederale, di quasi centomila inscritti. Il socialismo del 1919 aveva perduto quel carattere di giovanile baldanza e di generosa ribellione popolare che aveva avuto nel primo quindicennio del secolo. Era una cosa greve, senz'anima, ~orretta da una burocrazia di ambiziosi intriganti che si bisticciavano per strapparsi reciprocamente lo stipendio di capo lega o quello di corrispondente ordinario dell'Avanti!. Esponente di questa situazione, più che Misiano, meschina figura di riformista massone trasformato dalle pedate degli eventi in comunista, era Bruno Buozzi, il mandarino della Fiom, eletto anche a Napoli, che esercitava tutta la sua abilità di trafficante fra ministero ed industriali per puntellare la crollante baracca operaia napoletana. L' /Iva, già in crisi, cercava in quell'istante di salvarsi, gettando le sue ultime carte sul tavolo, e fomentava scioperi e iniziava serrate, per ottenere dal governo, con la minaccia di rivolte operaie napoletane, carbone a prezzi politici e nuove forni ture di Stato . Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==