,, LA RIFORMA ELETTORALEDEL GOVERNO 255 liste di minoranza avendo ottenuto votazioni imponenti, la lista nazionalmente prevalente con una votazione circoscrizionale mediocre si prenderà i cinque sesti dei posti. La lista prevalente avrà un quoziente unico molto basso per tutte le circoscrizioni : le liste di minoranza quozienti sempre alti, differenti da circoscrizione a circoscrizione, altissimi in alcuni casi. Le regioni verranno così a trovarsi sempre assai male e arbitrariamente rappresentate. Avverrà inoltre che un partito il quale abbia ottenuto solo 500 mila voti nazionalmente si veda, nella ripartizione dei mandati di minoranza, assegnato un numero di posti maggiore di un partito che abbia ottenuto una votazione molto più alta. 6°) Col nuovo sistema i piccoli gruppi di minoranza, i partiti poco e male organizzati, gl' interessi che nòn hanno la possibilità di concentrazioni distinte su larga base e che tuttavia, presi insieme, sono la grande maggioranza in un paese così poco uniforme come l' Italia, sono nettamente sacrificati. L'adozione di un quoziente regionale per le liste di minoranza, mentre non giova ad assicurare ad ogni regione la propria rappresentanza legittima nell'assemblea parlamentare, rende praticamente impossibile l'affermarsi nella lotta elettorale delle forze nuove e rinnovatrici della vita politica del paese. E qui facciamo punto. Sullo spirito e sui risultati della riforma possian10 anche dispensarci di dire di più anche per la scarsa importanza che attribuiamo alle lotte elettorali. O. ZUCCARINI FASCISMO, MONARCHIA E PARLAMENTO La Corona si è già assunta, nell'autunno, la, grave responsabilità di interrompere il duello tra l'ordine legale e la rivoluzione fascista, assegnando a ' questa la palma della vittoria. E chiaro che non vuole andare oltre, perchè non potrebbe, senza estremo pericolo, nell'anno di grazia 1923, in presenza di un'Europa quasi tutta repubblicana, tentar di ricostituire una monarchia semi assoluta spalleggiata da un manipolo di antichi socialisti rivoluzionari. Ma il partito oggi dominante non vuole neppure riconoscere nel Parlamento il potere da cui il ministero deriva la sua autorità. E poichè non ci sono che quei due principi di autorità, il dinastico rappresentato dalla Corona e il democratico, rappresentato dai corpi elettivi, il governo resta sospeso in aria senza una ' autorità ben definita, sapendo di dover pure dipendere da qualche altro potere, ma non sapendo da quale. Se non riesce a uscire presto da questa pericolante posizione, dovrà ricorrere alla forza, ossia tentare di costituire in Roma una specie di dittatura messicana, tra i due antichi poteri costituzionali - Monarchia e Parlamento - esautorati e ridotti ad oggetti di museo. Questo errore nella visione storica degli eventi è, secondo me, una delle maggiori debolezze del fascismo. G. FERRERO Bib.liotecaG. ino Bianco
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