la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

• VECCHIO E NUOVO REPUBBLICANISMO 201 fosse venuta ad interromperè la crisi interna del paese per precipitarci in un'altra più vasta. Perchè se la gioventù italiana veniva finalmente a noi - e avrebbe continuato a venire - è perchè le stesse condizioni di ambiente erano mutate. La situazione che parlamentarismo, riformismo, parassitismo avevano determinato in Italia era diventata fin d' allora insopportabile. Passata la sbornia delle illusioni il paese si accorgeva di essere assai indietro e pessimamente governato. La sfiducia verso le classi dirigenti e verso il parlamento cresceva giorno per giorno. Sotto éovava la ribellione, e le prime manifestazioni se ne ebbero nel giugno del '14 ad Ancona, nelle Marche, in Romagna, meno accentuatamente in tutto il resto d' Italia. La guerra interruppe il corso degli avvenimenti interni altrimenti inevitabile .. Il ,partito repubblicano - che appena tre mesi prima aveva dato una diversa impostazione alla questione dell' irredentismo - fu per la guerra e lo fu con una chiara visione del proprio posto. Per un partito che aveva costantemente avversato quella politica estera che aveva portato I' Italia nella Triplice Alleanza, il porre in urto il sentimento nazionale con la politica della dinastia presenteva evidenti possibilità rivoluzionarie. L' irredentismo è stato, del resto, sempre vivissimo nei repubblicani e rispondeva ad una necessità storica. La guerra fu poi intesa come possibilità rivoluzionaria unicamente per la trasformazion_e profonda di istituti, di sentimenti, di relazioni che avrebbe determinato in Europa, e come il precipitare e il concludersi di una crisi della quale gli effetti si offrivano a ~utti visibili, all' interno e ali' estero. Alla guerra democratica, umanitaria, rivoluzionaria gli uomini che in quel tempo tenevano la direzione dell' organizzazione repubblicana, o che la ispiravano attraverso la stampa, non hanno mai creduto. Anche a guerra dichiarata il loro atteggiamento fu di diffidenza verso la politica dei governanti. Le famose Leghe di azione antitedesca non furono una creazione repubblicana, nè i repubblicani v1 parteciparono salvo casi isolati. La figurazione che del repubblicano durante la guerra s' è fatto il Gobetti è perciò assolutamente falsa. Se egli vuol vedere quale sia stata la esatta posizione dei repubblicani durante il conflitto europeo e l'intervento italiano cerchi piuttosto nei giornali dell' epoca i resoconti del Convegno nazionale da essi tenuto a Roma verso la fine del 15 e d~l Convegno dei Fasci interventisti a Milano nella prima metà del '16. Più tardi ogni azione repubblicana nel paese cessava. Coloro che avrebbero potuto svolgerla erano oramai tutti aila guerra. Finita la guerra i repubblicani del '14 nel partito non si sono più ritrovati. È la verità. Morti parecchi, altri mutati, pochi ancora a posto. Il partito era ritornato, nella sua interna struttura, quello del buon tempo antico ; rivalorizzate istituzioni, formalità, consuetudini che dovevano ritenersi e tenersi per tramontate. Peggio ancora: il manifestarsi in alcuni di una mentalità di guerra : nazionalista e conservatrice. Da ciò il dissenso, l' urto, e l' incapacità nel. partito di uscire da certe contraddi- • I iblioteca Gino Bianco . . .

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