la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

236 LA CRITICA POLITICA imposta dal nuovo Commissario per il Consorzio, lngianni, operò come una forte arma di intimidazione individuale : gli organizzati ri~onoscevano che i nuovi capi sindacali non avevano le qualità di uomini d'affari degli antichi, ma capivano che, per la intangibilità dei ruoli e per la resistenza sulla riduzione delle tariffe di operazioni portuarie, essi contavano ormai, nell'assemblea Consortile e a Roma, più degli antichi. Di qui il passaggio in massa. Oggi non rimangono aderenti alla Ca1nera del Lavoro Confederale altro che circa 800 scaricatori di carbone, riuniti nella cooperativa di Mangini, che nonostante tutte le minaccie di bando ha potuto resistere, e va sulle calate in mezzo ai suoi uomini, ogni mattina. Il popolo minuto assistette ali' invasione con completa indifferenza. Gli armati non si fecero vedere nei quartieri popolari : dai bastioni delle Grazie, dalle vecchie mura di Sarzano le donnette e gli artigiani si avan- , zavano ad esaminare i preparativi militareschi che il Comandante Rizzo prendeva a difesa della Sede della Federazione, e come tutto commento insinuavano che « quelli della Federazione e quelli delle cooperative sono d'accordo coi fascisti e colle Guardie Regie >• .Le tre giornate di agosto impiantarono dunque il fascismo in Genova : dopo di allora si andò svolgendo il lavoro di assestamento da parte dei nuovi padroni : penetrazione e disgregazione nelle Cooperative che resistevano, comparsa dei rappresentanti legali delle cooperative passate al fascismo nei consigli di amministrazione della Banca Ligure e degli istituti di previdenza sociale, ecc. La polemica sul porto, svoltasi su tutti i grandi giornali nazi0nali. (p. e. Silvestri sul Corriere della Sera, Oddone e Cabiati sulla Stampa, Rizzi sul Secolo) valse a dimostrare che solo il regime della Cooperativa unica per i singoli ran1i di merci è possibile : che quindi gli inconvenienti del regime antico non erano tutti imputabili al « parassitismo rosso >. Gli organizzatori sindacali fascisti si trovarono nella necessità di difendersi contro esose pretese di impresarii e raccomandatarii, e questi sono oggi così delusi sui risultati del rinnovamento nazionale. Il rendimento dei lavoranti è aumentato : apparentemente in porto c'è maggior ordine. Le percentuali prelevate dalle organizzazioni fasciste sulle paghe sono rimaste immutate : in talune categorie sono cresciute. Questo, e la presenza della « Milizia Portuaria>, consistente in quattrocento disoccupati di Alessandria che l'on. Torre si è levato di torno impiegandoli nel porto di Genova per fare la guardia ai lavoratori genovesi, sono due ragioni di celato malumore. Non esistono in città, oltre al Fascio, organizzazioni o tendenze politiche degne di ricordo. L'amministrazione comunale, presieduta dal genovese sen. Ricci, abilissimo amministratore, si mantiene in una riserva che si accorda bene col pudore patriottico e coll'antipatia per i < foresti > di una p_arte della borghesia. Il Lavoro, salvatosi finora dall'alluvione armata e dalla penetrazione Biblioteca Gino Bianco

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