la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

200 LA CRITICA POLITICA sibilità morale e la nostra volontà di rinnovamento - operammo dentro, nel Partito. I fini, i limiti, le funzioni di un repubblicanismo in Italia ci apparvero presto chiarissimi, e molto ci giovò il consiglio e la guida di un uomo, un educator.e, il Ghisleri, al quale dobbiamo molto e del quale ci sentiamo discepoli pure se come tali egli stentasse qualche volta a riconoscerci. Ebbene, noi avemmo ragione sul partito con una relativa facilità. Negli anni dal 1912 al 1915 v' è stato, veramente, nelle file repubblicane fervore di vita nuova. Qualche idolo fu infranto. Mentre i vecchi si ritraevano - e diradavano per via dell' età - i giovani si facevano avanti. E ne venivano ! Alcuni ricchi di promesse. Nel 1914 il vecchio partito repubblicano ci appariva profondamente trasformato. Il Congresso nazionale che nel maggio di quell' anno si ~ tenne a Bologna fu una rivelazione di giovinezza, e dal grandioso Teatro Comunale - per tre giorni gremito di giovani convenuti dalle più diverse parti d' Italia - use} il nostro atto di fede. Nelle linee della relazione che quel Congresso approvò sull' indirizzo politico sono pur oggi le linee fondamentali del nostro pensiero e del nostro programma ( 1). Eravamo già, nel' 14, quello che siamo. Ed eravamo fin d'allora molto vicini al Salvemini dell' Unità e a quanti in Italia - in altri campi o isolati e per quanto apparentemente distanti - perseguivano uno stesso ideale di rinnovamento e di epurazione della vita pubblica italiana e si preoccupavano di soluzioni piuttosto che di affermazioni, di realizzazioni piuttosto che di aspirazioni. Nè si può dire che non cercassimo di spingerci fuori del nostro campo, di stabilire rapporti di affinità con chi stabilirli era possibile, di portare in tutti i luoghi che non ci fossero preclusi la nostra parola, per la critica e per l' azione. E una parola l' avem- . mo. E avremmo potuto avere una influenza se la guerra europea non (1) E perchè si veda quanto poco ce ne siamo discostati anche nell'opera di questa rivista, riproduciamo qui la prima parte dell'ordine del giorno_ approvato dal Congresso e da noi compilato. Eccola: Il Congresso Nazionale Repubblicano ritenuto: che il problema della sovranità vera ed effettiva del popolo non si risolva nello sviluppo e nel perfezionamento dell'attuale sistema rappresentativo; che anzi lo Stato di oggi - coli' accrescersi della burocrazia, coll'assorbire le funzioni già riservate ali' iniziativa ed ali' attività degli individui, coll' intervento sempre più largo nel campo della produzione e dei rapporti sociali - riesca alla creazione di nuove forme di privilegio e di oppressione e, insieme, si renda incapace ad esprimere e a soddisfare i bisogni collettivi; afferma che la democrazia può trovare effettiva attuazione solo là dove lo Stato riduca le sue funzioni al minor numero possibile e precisamente a quelle che sono profittevoli alla totalità. dei cittadini, in un sistema di ampie autonomie locali e regionali ; dove le funzioni rappresentative siano temperate e vigilate dalla partècipazione diretta del popolo alle deliberazioni che riflettono problemi e interessi generali; dove il diritto d'lnlzlativa e di revoca siano in pieno esercizio; dove non l'esercito permanente ma la nazione armata provveda alla difesa della integrità nazionale e dei diritti dei cittadini ; · intende come compito del partito repubblicano la lotta contro la monarchia, istituzione incompatibile con la democrazia, e anche contro l' ordinamento presente dello Stato per un sistema che attui, nelle forme migliori, la Iibertà cosl nell' ordine politico come nell' ordine economico>. Biblioteca Gino Bianco

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