IL FASCISMO IN LIGURIA 233 di Genova, che doveva provvedere, fra l'altro, alle incessanti richieste di Ansaldo, fu di una larghezza nel promuovere questo mutamento di contadini che credo senza pari : esso po11ipava fabbri da villaggio e facocchi in tutti i distretti d'Italia, per farne un (( operaio > di Ansaldo. Nessuna solida disciplina sindacale. Nessun movimento, lontanamente paragonabile per serietà e quello dei Consigli di Fabbrica torinesi. In un organismo guidé:lto dai Perrone, non poteva neppur concepirsi uno sforzo di disciplina autonoma operaia. L' Abenteuer-kapitalismus dei capi obbliga i salariati a rimanere nel bolscevismo urlone. Gli esponenti politici di questo bolscevis1no industriale, gli uomini del biennio 19-20 che i fratelli Perrone ricordano certo con rimpianto, non sono affatto i massimalisti mandati al parlamento, tutti scemi : ma l' on. Cerpelli, deputato montato in oro, cotne i diamanti : nella attuale legislatura, l' on. Luiggi. Nei tumulti per il caroviveri (giugno '19) si ebbero i primi episodii rivelatori dell'intima debolezza del massimalismo ligure : tentativi di requisizione armata di prodotti agricoli da parte degli incaricati delle Ca- - mere del Lavoro di Sestri e di Voltri, nettamente stroncati da qualche moschettata carabinieresca. La pri1na campagna antibolscevica la fece, in Sampierdarena e nella Val Polcevera, il riformismo genovese : nella elezione del '19, l'on. Canepa fu a ste11:todifeso dai marinai di Giulietti . dalle estreme violenze degli elettori sampierdarenesi. C'èra, in questa azione moderàtrice della capitale regionale un residuo, di diffidenza e di dispregio da parte delle organizzazioni sindacali e politiche del capoluogo verso i < foresti » venuti a mangiare il pane dei liguri, verso i toscani e i sardegnoli immigrati nelle industrie di guerra, verso le maestranze indisciplinate di grandi organismi .industriali parassitarii ? C'era anche questo. Indiscutibilmente, 1nolti organizzati e qualche organizzatore genovese videro non senza compiacenza, nei primi mesi del '21, la formazione delle prime squadre fasciste precisamente nei centri rivieraschi più rossi. Il reclutatnento di queste squadre fu larga1nente favorito dai lic~nziamenti di Ansaldo, Piaggio, Tassara. Non saltò fuori nessun uomo d'arme, nessun capo di rilievo. Nel giugno '22, tutto il massin1alismo era già liquidato. Si verificarono casi curiosi, e ancor oggi controllabili : negli Oleifici Gaslini, a Bolzaneto (impianto di guerra) nel '19, su una maestranza di 400 uomini, solo una ventina non facevano professione di bolscevis1no : oggi sono quelli stessi vinti, nominativamente, uno per uno, che resistono a non fare prof essi one di fascismo. Ho l'impressione che - nonostan~e questo passaggio pecorile, l'adesione al sindacalismo fascista sia sincera. Il disprezzo per gli antichi capi massimalisti è molto diffuso : i nuovi hanno opportunamente spiegato e sfruttato il recente intervento del ·Governo centrale riella baracca Ansaldo; e così, attraverso l'inquadratura fascista, il tumultuoso bolscevismo delle maestranze del '19 va sbollendo in una patriottica attesa dL interventi governativi, degna del riformismo più ortodosso. I iblio,eca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==