la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

. \' VECCHIO E NUOVO REPUBBLICANISMO 199 ranei ; che Alberto Mario, Dario Papa, Vendemini, Semmola, Fratti, Pel- . legrini, Viazzi, Lucini - per parlar di alcuni e solo degli scomparsi - hanno, in un periodo di grande povertà intellettuale, lasciato qualche traccia di purissimo metallo italiano. Ciò non toglie che i repubblicani restassero senza influenza, nella stessa vita pubblica. Ed è ciò che importa. Incompresi dagli avversari, non riuscirono nemmeno a n1uovere l'azione degli amici ad efficaci battaglie, a ro1npere .il cerchio chiuso del loro isolamento, a determinare un'ondata rinnovatrice. Vissero fuori del lqro tempo. Non che mancassero d'iniziativa. Il grido < definirsi o sparire», che Bovio osò lanciare nel '94 alla Camera contro l'opportunis1no e l'equivoco parlamentare ormai dilagante, segnò un insuccesso. E un insuccesso completo ebbe l'ardente can1pagna che pubblicisti repubblicani, con a capo il Ghisleri, condussero per qualche anno nell'Educazione Politica e nell'Italia del Popolo di Milano, dal '900 al '902, contro la < sbornia delle illusioni > colla quale doveva iniziarsi l'esperimento giolittiano. Troppo pochi erano per farsi sentire e troppo impacciati in formazioni antiquate di organizzazione, spesso sovrapponentisi, per muoversi con sufficiente speditezza. Il fatto di possedere una posizione di predominio in Romagna (e cioè limitatamente a due provincie del regno) doveva d'altra parte contribuire ad una deformaz·ione localistica della visione di taluni problemi nazionali. Risenti1nenti, passioni e interessi locali influirono ad indebolire l'efficacia dell'azione politica repubblicana e a ostacolarne la penetrazione in alcune regioni d'Italia. Un'altra causa d'inefficienza fu l'intimo contrasto tra il sentimento antiparla1nentaristico, nei repubblicani vivissimo, e la pratica elettorale che essi avevano finito col seguire. Deputati e partito non furono 1nai legati da vincoli troppo saldi di reciproca stima e co1nprensione. L'organizzazione politica partecipò sempre alle elezioni senza passione. I deputati non si sentirono spesso tenuti a _seguire il partito o ad obbedirlo, e la loro attività parlamentare - per nulla differenziata da quella di altri gruppi di estrema - servì nel paese ad una ulteriore svalutazione del repubblicanismo. Si aggiunga una eccessiva abbondanza di uomini - rispettabili e venerati per il passato patriottico - vecchi d'anni, d'idee, di spirito, di abitudini. Questo repubblicanesimo è morto. Ma l' altro, quello che si prepara a sostituirlo, di cui qualcuno oggi si accorge e che Gobetti, nella sua Rivoliizione liberale, trova degno di qualche attenzione, non è nato proprio ora, in occasione e in conseguenza della crisi del dopo guerra. Esiste da anni. Già 1nolto prima della guerra noi lo andavamo preparando nel partito nel quale ci trascinò la seduzione deila battaglia contro la sbornia delle illusioni e in cui siamo restati senza pentircene, nemmeno quando più forte ci prese ]o sconforto per l' inutilità e l' impossibilità dell' azione. Non potendo operare fuori - in una realtà politica nella quale non ci avrebbero egualmente consentito d' inserirci la nostra sen- .. ibl"oteca Gino Bia co .. ..

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