la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

LA " RIFORMAGENTILE " 223 nelle scuole nostre, proprio quando in queste scuole si inizia l'esperimento di quella delicatissima novità che è l'esame di stato, e proprio mentre tutti i nemici dell'esame di stato, annidati dentro e fuori la scuola, impiantano le schede e i dos-siers per raccoglier le prove del fallimento della innovazione da loro osteggiata. Il pretender poi di rinnovare, umanizzare, infilosofare, tutte le scuole e tutte in una volta, valendosi di quegli antifilosofici e antiumanistici elementi (capi, professori, alunni), sotto cui la scuola, a detta dei riformatori, e per testimonianza nostra, era di tanto scaduta, mi pare che sia una pretesa uguale a quella del fascismo, che vuole rifare e rinnovare in lungo e in largo in alto e in basso J' Italia, valendosi per ciò di quegli stessi Italiani che avevano cosl potentemente e allegramente contribuito a ridurla ai mali passi in cui si trovava e in cui si trova tuttavia. E poi, francamente, questa smania di tutto riformare proprio mentre si pone in atto la libertà della scuola, anzi prima di aver fatto di questa libertà l'esperimento, mi pare, lo debbo dire? una prova di àiffidenza verso questa libertà. Chi veramente crede nella libertà della scuola dice, pare a me~ così : ci sono in Italia alcune persone le quali hanno, negli anni, elaborato e preparato una riforma di metodi, di didattiche, e di criteri educativi ; queste persone, non moltissime del resto, non han mai potuto sperimentare effettivamente questa loro riforma perchè, data l'iniquità dei tempi, mancava a loro la libertà di farlo; ora che i tempi sono meno iniqui (è sempre questa tal persona, che parla), io dò a questi gruppi la libertà di sperimentare a loro agio quelle riforme che hanno in mente: di sperimentarle nelle scuole governative, se quei tali riformatori son professori governativi, di esperimentarle nelle scuole private, se quei tali sono dei liberi professionisti della educazione. Dopo il quale discorso quel liberale della scuola deve, avendone, co1ne dice, il potere, operare semplicemente cosl: 1°) render più abitabile e più respirabile (più libera) la scuola governativa a tutti i prof es sori governativi; 2°) render possibile il sorgere ed il fiorire di uua scuola privata, veramente libera e veramente scuola. Ha fatto questo il ministro Gentile? ha dato, insomma, a queste due scuole questa libertà ? A giudicar dai fatti parrebbe che alla concezione e compilazione di essa riforma abbian concorso due menti e due volontà distinte, anzi antitetiche: una, quella che ha, con l' esame di stato, se non data la libertà, almeno posta di essa libertà la possibilità ; l'altra che, serbando intatto il sistema scolastico governativo, inceppando più stretto il professore governativo nel- . l'esercizio dell'opera sua, preoccupando precipitosamente e tumultuariamente la via di ogni futura riforma, imponendo all'insegnante privato l' obbligo del titolo, ha diminuito e negato la libertà esistente e quella promessa. Per cui, in conclusione, questo della < Riforma Gentile > è un altro degli episodi ond'è contesta la storia del governo fasci sta: che si potrebbe definire, da un certo punto di vista, la storia della lotta fra il tendenziale liberalismo di alcuni capi e l'effettivo riformismo di altri capi, dei gregari e dell'ambiente. Brescia, maggio 1923. AUGUSTO MONTI iblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==