la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

222 LA CRITICA POLITICA Ma perciò occorre che si trov.i finalmente in Italia gente che sia capace di intendere la voce di chi da tanto tempo grida al deserto. In uno di quegli articoli a cui sopra accennavo nella Voce del 1° maggio del 1913, io dicevo testualmente così: < •••• non solamente con la scuolà di stato avrebbe da fare i conti quella confessionale, quando rimanesse veramente libera, ma anche e più con la scaola libera laica, che il Ministero Libero della P. I. vagheggiato dalla Vote, creerebbe d'incanto ed educherebbe amorosissimamente, avendo in serbo perciò uomini ed energie di prima qualità>. Proprio nei giorni della marcia su Roma, discutendo con Prezzolini sulla Rivoluzione Liberale io tornavo sulla questione con un mio scritto < creare una scuola libera 1 >, ove dicevo, fra l'altro: < anche alla borghesia, per il bene .... della borghesia, strappar via codesta inutilissima scuola di coltura generale e darle invece una scuola che sia anche per lei una scuola di lavoro e non una scuola di retorica, una scuola interessata e non una scuola disinteres- - sata, cioè campata in aria, cioè inutile, cioè dannosa ». Orbene, adesso, con l'Esame di Stato, la possibilità di creare quella scuola è posta di fatto. Giuseppe Prezzolini, convinto anch'esso da un pezzo della cosa, ha scritto al< Corriere della Sera> (10-maggio-23} una lettera in cui dice fra l'altro: < I liberali, di fronte ai partiti che domani avranno numerose scuole formative in loro mano .... non possono fare altro che presentarsi nel campo con una loro scuola, con un tipo di scuola, con un n1odello di scuola liberale >. Ecco: il carro è messo sui binari. Quel che Prezzolini dice ai liberaH, noi lo diciamo di qui a tutti i partiti, a tutte le associazioni, a tutti gli enti i quali non possono più trovare nella scuola dello Stato, aivenuto Stato fascista, la scuola cui tranquillamente affidare la formazione della mente e del cuore delle loro giovani generazioni. Che l'invito sia inteso, che una scuola libera sorga, e poi il resto verrà da sè; e allora potremo dire davvero che una nuova storia incomincia per la scuola italiana e per l'Italia. LA " RIFORMA GENTILE " Mi accorgo ora che, in uno studio sulla « riforma Gentile> io 1ni son dimenticato di parlare della < riforma Gentile >; ma non vuol dire. Quefla di cui si occupa tutta la gente, chia1nandola la < riforma> o la « rivoluzione> Gentile, cioè la trasformazione della scuola tecnica, dell' istituto tecnico, della sc·uola normale, e la creazione della complementare, del liceo scientifico e del liceo femminile, è una cosa che fa molto parlar di sè, che fa molta figura, che fa molta impressione, ma è una cosa, che di fronte agli altri due punti che ho trattato prima (burocrazia scolastica e esa1ne di stato) non ha nessuna importanza. E neanche porterà, io credo, a molto di buono, perchè, senza entrar nel merito delle singole innovazioni, essa ha due difetti capitali : primo quello di voler rinnovare e rifare troppe cose in una volta; secondo quello di pretender di fabbricar della roba nuova con del materiale vecchio. Il porre col primo ottobre 1923 in subbuglio tutte le scuole medie, in un paese come il nostro destituito di ogni capacità organizzativa, con un'amministràzione che ha Je tradizioni e il passato della Minerva, mi pare che sia una cosa assai pericolosa; tanto più poi se si_considera che tutto questo trambusto avviene ., BibliotecaGino Bianco

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