,, LA " RIFORMA GENTILE ,, 221 in cui la prova non è più sostenuta davanti ai professori delle scuole regie o pareggiate, ma davanti a una commissione governativa, e in presenza della qu~le tutti i candidati, provengano essi da scuola pubblica o provengano da scuola privata, si trovan in condizioni di assoluta parità. Questo sistema, che secondo me è errato e pericoloso, fu suggerito al legislatore, oltre che dall'esempio dall'estero, anche e più dalla superstizione della cultura generale: chi intende il liceo e la magistrale essenzialmente come istituti di coltura, si capisce che debba agli alunni che escon da queste scuole imporre una prova di coltura generale; chi invece, come me, ritiene che la scuola media sia una scuola ,ne dia, cioè posta frammezzo alla primaria e alla universitaria, e chi ritiene che la scuola magistrale, l'istituto tecnico siano sc~uole proìessionali, è naturale che per l'uscita dalla scuola media ponga un esame di idoneità a frequentare le facoltà universitarie, e che dopo la scuola professionale ponga un esame di ammissione alla carriera. Ma qui non voglio insistere su questo: se mai alla esperienza pratica si vedrà poi quale significato e scopo si debba dare a questo esame di stato; l'essenziale, per ora, è chè questo esame ci sia. La presenza di questo esame vuol dire : 1°) trasformazione del professore governativo da dispensatore (o diniegatore) di promozioni e di licenze a' suoi scolari, in allenatore de' suoi scolari a vincere una gara sotto giudiçi ignoti; e tutta la vita è una serie di gare con competitori e con giudici ignoti, e impreveduti. 2°) trasformazione della scuola governativa da < privativa di licenze> in palestra intellettuale : cioè da bottega in scuola. 3°) trasformazione della scuola privata da cassetta delle spazzature della scuola regia e da istituto ortopedico per gli spedati della scuola regia, in istituto di istruzione di dignità pari, per lo meno, a quella regia. · In questi tre risultati io vedo la possibilità del raggiungimento dei fini vagheggiati dal Gentile .e, umilmente, da noi. La scuola governativa, protetta dal vaglio dell'esame di ammissione (e qui ci vorrà occhio da parte del Ministro), e privata del tristo privilegio della concessione del titolo, vedrà diminuire la sua meno desiderabile clientela, e quindi si sgonfierà automaticamente di classi aggiunte, di corsi paralleli, e simili porcherie. Gli istituti ora semideserti rimarranno (sempre che vigili quel tal occhio) deserti del tutto e quindi non potranno non scomparire. Col ridursi di classi, di corsi, e di scuole si dovrà bene, per Dio, venire alla riduzione del personale in~egnante ; e allora saran poste le condizion'i per l'attuazione di quella, che per ora è rimasta un'utopia idea delle < poche scuole ma scuole >. E per la scuola privata, e questo è il più importante, sarà posta finalmente in Italia la possibilità di sorgere n,on solo come rifugio di peccatori, come istituto ortopedico, come speculazione bottegaia, ma anche come vera scuola. Ed è qui che io vedo, non voglio dir~ la sicurezza, e neanche la probabilità, ma almeno la possibilità della saìute della scuola, anzi, della vita italiana, perchè soto dalla iniziativa privata, resa con l'esame di stato inizialmente libera, potrà ess·er creata quella scuola locale, interessata, libera, in cui io mi ostino a vedere la migliore, se non l'unica, salvaguardia di tutti i nostri v~lori culturali e veramente nazionali, e di tutte le nostre libertà. iblioteca Gino Bianco
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