la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

• LA "RIFORMA GENTILE,, 219 quattro : uno di filosofia, uno di italiano, uno di storia, uno di latino e greco: a' tempi che Berta filava ognuno di essi faceva il suo insegnamento per le sue ore, o poche o molte che fossero, e fatte quelle se n'andava pei fatti suoi; con la legge Credaro venne il guaio del completamento obbligatorio : chi non compiva col proprio insegnamento l'orario minimo doveva, per le re-- stanti ore, insegnare la propria materia o, in caso, materie affini o nel proprio istituto o in altri; adesso, con la legge Gentile, questo obbligo rimane, solamente che i detti insegnanti invece di " completare ,, insegnando la propria materia in altri istituti, completano nel proprio istituto insegnandovi altre materie: quello di filosofia, la storia, quello d'italiano il latino in una classe: la quale classe, naturalmente, in omaggio a quell'altro principio della "perequazione d'orario,,, ~ sottratta al professore di latino e greco, il quale da insegnante di latino e greco nei tre corsi liceali è, dalla riforma Gentile, ridotto a professore di greco nelle tre classi con un po' di latino in altre due. È successo al Gentile quel che era già successo al Credaro: di partire da chiare idee filosofiche e da buoni propositi di rinnovamento, per finire poi, impedito da necessità di bilancio, in espedienti contabili e burocratici, da cui la prima a soffrire è, per forza, la scuola. Del che gli ultimi che hanno diritto di lagnarsi sono i professori come "massa" ~ come "organizzazione ,, : il loro motto, da quando la questione della scuola s'è posta nei termini attuali, è stato " mantenere tutte le scuole " ; essi sono stati accontentati, le scuole rimangono : ma siccome il bilancio italiano è quello che è, e siccome i mezzi per il loro miglioramento economico non si sarebbero potuti ricavare altro che dalla decimazione delle scuole di stato, mancata la riduzione degli istituti, è mancata la possibilità dei miglioramenti ; e quelle cento lire al mese che toccheranno ai prof es sori dall'assegno di studio, come già le trentasei lire della legge Credaro, i pro-- fessori le sconteranno con esser sottoposti ad un più sapiente e inesorabile sfruttamento della loro opera di spenditori di fiato. E tal sia di loro. Pritna di passare oltre, voglio accennare a un altro pericolo, che a proposito di libertà, minaccia i professori medi governativi. È del sette maggio u. s. questa notizia: " La Gazzetta Ufficiale pub-- blica un decreto per il quale gli insegnanti governativi delle scuole italiane all'estero, nell'atto di assumere servizio, dovranno pronunciare un solenne voto professionale secondo la formula seguente: Sul mio onore e nella piena consapevolezza de' ,niei doveri, solennemente prometto di educare la scolaresca italiana che mi affideranno ai più puri sensi dell'amore al nostro Paese ed alla più pura devozione al Re ed all'istituzione della Patria ecc. ecc. »· Per ora è toccata ai colleghi delle scuole italiane all' estero : speriamo che a nessuno venga in mente di escogitare qualcosa. di simile per noi dell'interno; non per altro che per questo : da quando la grande guerra di libertà dei popoli è finita a Yersailles e alla .... Ruhr, io, che credetti in quella guerra e in quella libertà, non so più con che faccia presentarmi agli avversari e agli scettici del '15; se ora questa più piccola, ma pur sempre grande, battaglia per la libertà della scuola e dei maestri va a finire .... nell'obbligo del giuramento, io non saprò più come comparire davanti agli oppositori e agli scettici di ieri, e sarò condannato, non so, oltre che a darBibl"ò eca Gino Bianco .....

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