la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

218 LA CRITICA POLITICA Ridare all'insegnante la sua libertà voleva dire: pagarlo bene, liberarlo dall'inutile controllo dei sùperiori, restituirlo alla sua cattedra e alla sua scuola, esonerandolo dall'incubo· del < completamento >. Il primo punto, quello dell'adeguato trattamento economico, date le attuali condizioni del bilancio italiano, si poteva solo ottenere mediante una riduzione notevolissima delle scuole di Stato e del personale insegnante: solo con ciò i superstiti delle superstiti scuole avrebbero potuto avere. gli stipendi sufficienti a vi vere. La ridLJzione non è avvenuta, e così gli au1nenti non ci sono, e quell'assegno di studio di 2800, 2500 ecc. è in gran parte fittizio ed è ad ogni modo irrisorio. . Per ciò che riguarda la gerarchia il Ministro Gentile ha bensì abolito gli Ispettori, del che gli va data lode, ma al preside-collega ora esistente ha sostituito il preside-superiore, il. quale ha, fra l'altro, anche la facoltà di infliggere ai professori suoi soggetti la censura e l'ammonizione, senza che i colpiti abbian facoltà di ricorso. La novità è seria e pericolosa. La questione dei rapporti disciplinari tra professori e presidi non è questione che si possa risolvere con puri criteri di gerarchia e di autorità, come si può fare per l'esercito e per le amministrazioni burocratiche; e il passaggio fra la parità di oggi e la subordinazione di domani è troppo brusco; e ognuno sa, il M-in'istro più d'ogni altro, che scarsità vi sia da noi, in questo campo, di uomini adatti a posti di comando e di responsabilità; e l'aria che tira, sappiamo bene quale sia; e, insomma, a dirla franca, la immissione di elementi < giovani e preziosi> nelle file dei presidi (non parliamo poi dei provveditori) fatta con sistemi che assomigliassero a quelli adoperati per certe prefetture e certe questure, sarebbe un guaio grosso per i prof es sori e per la scuola, e farebbe pentire, ahi! troppo tardi, parecchia gente di aver per tanto tempo battagliato per la libertà scolastica. Resta che si dica dell'altra questione del " completamento d'orario " ; fra gli impegni assunti dal Gentile era, non ultimo, quello di abolire codesto " completa1nento " per restituire, finalmente, l'insegnante alla beatitudine del suo insegnamento nel suo istituto. Grande è stata quindi la delusione nostra quando, leggendo il comunicato ufficiale sull.a " storica" seduta del 27 aprile, vi trovammo il segùente periodo: " la nuova legge dispone che lo stipendio sia il corrispettivo di un determinato numero di ore di insegnamento, e obbliga. perciò i professori titolari delle cattedre con orario necessariamente minore a completare l'obbligo d'orario, assuniendo insegnamento in due o più istituti, in varie classi, ed anche in frazioni di classi,, ; il che sarebbe quanto dire che il nefasto completamento posto dalla legge del '14 a rovina definitiva della scuola media italiana, con la legge • Gentile non sarebbe, come si sperava, torto, ma anzi ribadito e inasprito. Dall'esame degli articoli, a dir vero, non s'intende bene come tale com- . pletamento avvenga per istituti diversi: per farsi della cosa un'idea esatta bisogna attendere che sian determinati gli orari di insegnamento per le sin-- gole materie, e gli orari minimi e massimi per i singoli insegnanti. Quello che invece si capisce bene è 'il modo con cui sono obbligati al. " completamento" i professori entro l'istituto a cui appartengono: tipico e significativo è, per questo, quello che accade nel liceo classico per gli insegnamenti letterari_. Qui, come ognun sa, attualmente i professori di lettere sono Biblioteca Gino Bianco

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